«Non capisco per quale motivo l’interrogatorio di Andrea Cozzolino debba avvenire per forza in carcere». A parlare è Federico Conte, difensore insieme a Dezio Ferraro e al professor Raffaele Bifulco dell’europarlamentare coinvolto nello scandalo Qatargate, che hanno presentato ricorso in Cassazione contro la decisione della Corte d’Appello di Napoli di consegnare il politico alle autorità belga.

Il politico è accusato dal procuratore belga Michel Claise di associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio; con lo scopo di favorire gli interessi del Qatar e del Marocco negli alti organismi comunitari in cambio di lauti compensi. In particolare, Cozzolino si sarebbe occupato di perorare la causa marocchina su mandato di Abderrahim Atmoun, ambasciatore di Rabat a Varsavia, con il quale avrebbe avuto diversi incontri. «Chiediamo alla Suprema Corte di accertare la non autosufficienza e la non proporzionalità dell'arresto del nostro assistito - hanno evidenziato i legali in una nota - in mancanza di un quadro indiziario seriamente evocativo delle condotte che gli vengono contestate, e per la pretesa di tradurlo in carcere al fine di rendere un interrogatorio che egli stesso ha chiesto più volte di rendere da uomo libero. Nel caso dell'onorevole Cozzolino, l'interpretazione restrittiva corrente delle norme sul mandato di arresto europeo si tradurrebbe in una violazione palese del suo diritto inalienabile alla libertà, a una difesa adeguata e, vista la sua accertata patologia cardiaca, alla salute». Per questo, in subordine rispetto all'annullamento della sentenza, i legali hanno chiesto alla Suprema Corte di rimettere la questione alla Corte Costituzionale ovvero alla Corte di Giustizia europea, per la verifica dei profili di legittimità della legge italiana e di quella unionale. Cozzolino, hanno aggiunto i difensori, «è fermo e determinato nella sua intenzione di dimostrare la sua estraneità ai fatti davanti all'autorità giudiziaria belga, ma intende difendere in tutte le sedi i suoi diritti civili di cittadino italiano ed europeo».

Secondo i giudici della Corte d’Appello, «non si evince ragione per ritenere che le indagini siano state svolte dai servizi segreti invece che dall'autorità giudiziaria attraverso la polizia giudiziaria», così come contestato in aula dai legali dell'eurodeputato. Secondo la Corte, dunque, la questione di legittimità costituzionale «è manifestamente infondata».

Un’affermazione che lascia immutata la posizione della difesa, secondo cui sarebbero stati infatti i servizi di intelligence a condurre le indagini, ovvero apparati statali soggetti al vincolo di dipendenza dal governo privi di controllo giurisdizionale. «Un’indagine svolta dai servizi segreti, in Italia, non sarebbe legittima - spiega Conte al Dubbio -, quindi abbiamo chiesto alla Corte d’Appello, e ora lo chiediamo alla Cassazione, di verificare se in quell’ordinamento i servizi di intelligence possono svolgere attività di polizia giudiziaria ed eventualmente in che termini». Secondo quanto riportato dal Mandato di arresto europeo, spiega il legale, «non vi è alcun dubbio che le indagini, non è dato capire se in tutto o in parte, siamo state svolte dal Vsse, ovvero dal servizio di intelligence belga».

Ma le lacune del procedimento sono anche altre: per la difesa sono infatti insufficienti anche i chiarimenti forniti dalle autorità belga in merito alle possibili condizioni detentive di Cozzolino in caso di effettiva estradizione. «Anche nella seconda risposta da Bruxelles, per rispondere alle censure svolte dalla difesa sulla base del rapporto del comitato antitortura del Consiglio Europeo del novembre del 2022 - sottolinea -, non si ci sono risposte esplicite sull’adeguatezza del personale carcerario belga sia in termini di organico che in termini funzionali rispetto a emergenze sanitarie, per le quali si fa espresso riferimento a servizi sanitari esterni al carcere. Una condizione che non offre di certo una risposta rassicurante viste le condizioni di salute si Cozzolino, cardiopatico cronico».

Ma non solo: nel procedimento autorizzatorio in corso non sono stati riversati elementi indiziari ulteriori rispetto a quelli a suo tempo posti a base del mandato di arresto europeo, ritenuti sin dall’origine «generici per attività istruttorie», delle quali non si sa nulla, né sono state depositate le dichiarazioni di Antonio Panzeri, l’ex europarlamentare “pentito” che ha raccontato il sistema Qatargate. Dichiarazioni, evidenzia il legale, «che conosciamo solo per quanto riportato dai media». Ed è questo uno dei motivi di censura principali rivolti alla Suprema Corte: «La non autosufficienza del Mae, che a nostro giudizio è fondato un un compendio indiziario labile e incerto, di certo non seriamente evocativo di un quadro cautelare tanto grave da giustificare la carcerazione».

Cozzolino ha chiesto per ben tre volte di essere interrogato, prima e dopo aver rinunciato all’’immunità, motivo per cui «l’ordine di arresto non era necessario e per questo viola il principio di proporzionalità che regge anche la procedura cautelare europea, nella quale, alla stessa maniera che nel nostro ordinamento, la custodia cautelare in carcere è o dovrebbe essere l’extrema ratio». Una contraddizione, nel momento in cui tutti gli indagati “eccellenti” sono ormai fuori dal carcere.