Una vera e propria bufera si abbatte sul Qatargate. E questa volta a rischio sono i magistrati che hanno condotto l’inchiesta, ai quali ora le difese chiedono di chiarire eventuali omissioni e favoritismi. Mentre l’eurodeputato Andrea Cozzolino rimane in stato di fermo a Bruxelles al termine di un doppio interrogatorio, il super-magistrato Michel Claise è stato infatti costretto a mollare l’indagine, a seguito del legittimo sospetto sollevato dalla difesa dell’eurodeputato belga Marc Tarabella, che ha tirato fuori i rapporti tra il figlio del giudice istruttore e quello di un altro membro del Parlamento europeo, Maria Arena.

Claise, di fronte all’accusa di un possibile conflitto di interessi, nella serata di lunedì - quando già si era abbattuta sull’Europarlamento l’accusa di una violazione dell’immunità parlamentare e di spionaggio ai danni dell’ex vicepresidente Eva Kaili - ha deciso di lasciare l’indagine. A prendere il suo posto la procuratrice federale Aurélie Dejaiffe, che oggi deciderà se convalidare l'arresto di Cozzolino, disporre misure alternative o autorizzarne il rilascio.

A svelare il possibile conflitto di interessi di Claise è stato l’avvocato Maxime Toller, che è riuscito a scoprire un fatto necessariamente noto a Claise sin dall’inizio dell’indagine: uno dei figli del magistrato, infatti, possiede dal 2018 il 50 per cento di una società di vendita legale di cannabis insieme a Ugo Lemaire, figlio di Arena. Il nome dell'eurodeputata, mai indagata né interrogata, compare più volte negli atti dell’inchiesta, dato il suo legame di amicizia con l’ex eurodeputato Pier Antonio Panzeri, il primo “pentito” del Qatargate, che si è dichiarato colpevole in cambio di una pena ridotta e che ha sempre escluso qualsiasi coinvolgimento della collega.

L’inchiesta, come noto, riguarda una presunta organizzazione criminale finalizzata al riciclaggio di denaro, corruzione e concussione che prevedeva il pagamento di «ingenti somme di denaro» da Qatar e Marocco, per influenzare i processi politici comunitari. Ed ora è proprio il mancato coinvolgimento di Arena a far sorgere dubbi alla difesa di Tarabella. Ma non solo: il potenziale conflitto di interessi sarebbe ancora più grave, secondo la difesa, dal momento che «il contabile della società di questi due giovani» è stato perquisito perché in quanto «contabile di aziende, organizzazioni no profit che hanno un rapporto con il signor Panzeri», ha sottolineato Toller, interpellato dal quotidiano Rtbf.

La difesa di Tarabella già a febbraio aveva provato, senza riuscirci, a ricusare il giudice per legittimo sospetto per violazione della presunzione di innocenza, dati i termini accusatori utilizzati nel mandato di arresto, nel quale sarebbe emersa «chiaramente» l’opinione di Claise circa la colpevolezza di Tarabella. Questa volta, però, le informazioni scovate da Toller hanno colto nel segno, tanto da spingere la procura a chiarire la situazione: «A titolo preventivo, e affinché la giustizia possa svolgere il proprio lavoro in tranquillità e mantenendo la necessaria separazione tra vita privata e responsabilità professionali, il giudice istruttore Michel Claise ci ha comunicato di aver deciso di abbandonare il caso», si legge in una nota.

Per i legali di Tarabella, gli elementi scoperti suscitano però diversi dubbi sulla gestione delle indagini. «Ci siamo chiesti per un po' perché non abbiano verificato la parola di Panzeri, perché non abbiano verificato le prove, sia a carico che a discarico, visto che l'unica prova contro il signor Tarabella è la parola di Panzeri - ha aggiunto Toller a Rtbf -. Quando ci siamo posti queste domande, a poco a poco, abbiamo individuato alcuni elementi, alcuni problemi che ci sembrano giustificare» la ricusazione di Claise. Elementi che avrebbero dovuto essere noti subito, ma mai presi in considerazione. «Questa informazione non è nuova - ha sottolineato -. È nuova per noi che la scopriamo, ma non è nuova per i protagonisti. Ed è stata problematica sin dal primo giorno di questa indagine in cui sono stati citati gli stessi nomi. Ciò che mi sconvolge profondamente è che quando ho avviato una procedura di contestazione su altri elementi non abbiano approfittato dell'opportunità di ritirarsi perché dietro c'era un problema di fondo». E questo problema di fondo, ora, rischia di rendere inutilizzabili le prove raccolte finora e a mettere in dubbio le modalità di svolgimento dell’indagine, a partire da ciò che non è stato fatto in termini di perquisizioni e interrogatori. «Chiaramente, dubitiamo della sua imparzialità in questo caso», ha aggiunto Toller, che ha intenzione di chiedere al magistrato che ha sostituito Claise di «riconsiderare questa indagine scavando davvero nelle parole di Panzeri».

Sorpresi anche i legali di Eva Kaili, Sven Mary e Michalis Dimitrakopoulos: «Questa informazione, che non è stata smentita, solleva interrogativi importanti ed evidenti sull'imparzialità dei doveri di indagine», hanno evidenziato, chiedendo alla procura federale di indagare su possibili omissioni da parte di Claise nel corso delle indagini.