Clima teso alla procura di Catania. Un pm che aspirava al posto nella direzione distrettuale antimafia ha contestato le decisioni del procuratore Carmelo Zuccaro e ha inviato una nota di “osservazioni” al Csm. Ormai, da quando il procuratore Zuccaro è stato nominato alla procura generale tutto l'ufficio è entrato in fibrillazione. Il primo atto che ha aperto al Csm un ' Caso Catania' è stata la decisione del procuratore di nominare reggente vicaria l'attuale aggiunto Agata Santonocito. In merito alla scelta i procuratori aggiunti Francesco Pulejo e Ignazio Fonzo hanno sollevato “osservazioni” e la questione è finita sul tavolo del Consiglio superiore.

Non è passata che qualche settimana e il caso Catania si è arricchito di un altro atto finito all'esame di Palazzo dei Marescialli. Tutto ha inizio quando sul tavolo del procuratore, i primi giorni di agosto, arrivano le domande di tre pm che aspirano alla nomina del posto alla Dda etnea, a breve libero quando il pm Alessandro La Rosa, vincitore di concorso, sarà inserito nei ruoli della magistratura tributaria. Sulla scrivania del procuratore fanno mostra i nominativi dei pm Rosaria Molè, Fabio Platania e Michela Maresca. Con parere emesso il 23 agosto Zuccaro dispone l'assegnazione del posto vacante a Maresca, con motivazioni che vanno dalle “pregevoli esperienze”, sino a fissare l'attenzione su “un profilo di maggior rilievo”.

Il procuratore dispone la scelta nonostante, come abbia riconosciuto lo stesso Zuccaro, Molè abbia complessivamente trattato un numero di procedimenti di criminalità organizzata anche di tipo mafioso superiore a quello della collega Maresca. il Capo della Dda tiene anche a precisare una sorta di equiparazione tra i profili di Maresca e Molè, ma entrando nel particolare rileva che nel settore di Maresca ci sono ritmi serrati delle indagini e tempestività nella richiesta di idonee misure cautelari. In definitiva, secondo Zuccaro, la scelta è dipesa da precisi punti, in primis la laboriosità e le capacità direttive ed organizzative.

Passano pochi giorni, ma come era avvenuto in precedenza con gli aggiunti Fonzo e Pulejo, adesso un altro magistrato contesta la scelta del procuratore. E difatti Molè ha inviato al Csm una nota di “osservazioni” e adesso Palazzo dei Marescialli dovrà occuparsi del secondo filone della guerra scoppiata in Procura. La pm tra l’altro nelle osservazioni contesta la violazione dei criteri fissati dal Csm. Inoltre rileva che la scelta del procuratore non fornisce una razionale e congrua motivazione dei requisiti. Rivendica anche una “maggiore anzianità di servizio” rispetto alla collega indicata e rileva come la disponibilità e lo spirito di sacrificio non sono stati presi in alcun modo in considerazione. Infine aggiunge che i fascicoli complessivamente da lei incamerati risultano pari al doppio rispetto a quelli della prescelta.

Zuccaro, nel trasmettere la nota di Molè al Csm, in una sua breve nota avrebbe rilevato che nessuno dei procedimenti e processi relativi a reati di criminalità organizzata trattati da entrambe le pm erano di tale rilievo da giustificare un giudizio prevalente di una delle due. E quindi un valore ben più significativo nella scelta è dipeso dalla speciale laboriosità, l’impegno e la tempestività nell’espletamento del lavoro. Requisiti che anche per Molè sono indiscutibili e meritevoli di apprezzamento, ma - avrebbe fatto rilevare il procuratore – quelli manifestati da Maresca sono apparsi di particolare e superiore valore.

Ci vuole poco per capire che il secondo atto della guerra in procura rischia di rendere al tribunale di Catania l’aria irrespirabile sino a quando arriverà il decreto di nomina a procuratore generale di Zuccaro e la designazione del nuovo capo della procura, nomina quest’ultima che il Csm, visti i fatti, intende disporre il prima possibile.