Le banche dati e i registri consultabili presso la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo sono come tanti libri che raccontano la storia di ognuno di noi con informazioni di diversa natura: tributarie, imprenditoriali, professionali, di polizia, senza tralasciare la parte giudiziaria. In quest’ultimo caso il riferimento è alle indagini preliminari riservate, ai procedimenti pendenti ma anche a quelli definiti. Questi “libri” sono all’interno di un “tempio sacro” al quale possono accedere solo poche e selezionate persone, provviste di autorizzazione. L’elemento tecnologico e quello umano, relativo a chi ha accesso ai database, vanno sempre a braccetto.

Conforta l’esistenza di stringenti sistemi di controllo e di autorizzazione, per cui chi entra negli archivi lascia sempre tracce informatiche ed è facilmente identificabile.

Uno scenario meno inquietante rispetto al passato, quando con gli archivi cartacei. Il tema dell’importanza dei dati e delle informazioni spicca con evidenza negli ultimi giorni. Chi deve vigilare sulla sicurezza nazionale e svolge funzioni di controllo con alcune pre-investigazioni ha a che fare con una sorta di miniera d’oro. A riprova di ciò circola un ragionamento semplice, ma allo stesso tempo significativo, tra i magistrati che si occupano di monitoraggio: «Se tu hai un euro e io ho anche un euro e ce lo scambiamo, alla fine tu ti ritrovi con un euro e anche io avrò lo stesso importo. Ma se tu hai un'informazione e io ho pure un'informazione e ce le scambiamo, allora entrambi avremo due informazioni».

Tra i sistemi operativi più importanti in cui vengono raccolte le informazioni accessibili presso la Direzione nazionale antimafia vi è il Sidda- Sidna, che mette in collegamento tra loro tutte le procure distrettuali presenti in Italia. Attraverso una ricerca nominativa si possono conoscere le iscrizioni nei registri degli indagati con eventuali indicazioni delle indagini preliminari. Si può conoscere la fase giudiziaria precedente al processo ed è possibile reperire informazioni sui procedimenti pendenti e sui procedimenti definiti. Questo sistema è stato messo in piedi con fatica grazie ad una intuizione di Giovanni Falcone; l’implementazione dei dati e delle informazioni è avvenuta nel corso degli anni con l'attività di indagine di tutte le procure distrettuali. Man mano ci sono stati altri approvvigionamenti. Tra questi il registro intercettazioni. Appena una persona viene iscritta nel registro degli indagati o viene attivata un'intercettazione, la procura nazionale può consultare i relativi archivi. Giova ricordare che l’articolo 371 bis del Codice di procedura penale identifica le attività di coordinamento del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo.

In merito alle operazioni finanziarie lo strumento più importante è fornito dalla Segnalazione delle operazioni sospette (Sos). Vi è, inoltre, la possibilità di consultare l’archivio delle Camere di commercio e, sempre in tema di operazioni sospette, ci sono collegamenti tra la procura e l'Uif, l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, con la possibilità di accedere alle situazioni bancarie di ciascun cittadini.

I dati utili consultabili presso la Dnaa sono centinaia di milioni. Ultimo ma non ultimo l’accesso al Sistema d’indagine delle forze di polizia ( Sdi), contenente tutte le informative di polizia e le informazioni sui controlli su strada. Alla Dna sono particolarmente orgogliosi: in via Giulia si gestisce un patrimonio ineguagliabile di informazioni. Ma nel mare magnum degli archivi digitali sorge un problema qualitativo legato ai dati e alle informazioni. Tale problema si presenta in alcuni casi specifici. Se, per esempio, oggi viene raccolta la dichiarazione di un pentito, la veridicità delle sue affermazioni potrà essere scoperta nel dibattimento, a distanza di anni. Ecco, quindi, che l'aggiornamento dell’informazione raccolta presenta profili molto delicati: i sistemi immagazzinano dati, ma non riescono ad attribuirgli un valore che per i pubblici ministeri e i giudici è invece fondamentale. Cosa succede quindi? Il verbale del pentito finisce in banca dati. Tutti lo possono consultare nel sistema di coordinamento nazionale, poi, se quel verbale è franato nel dibattimento difficilmente viene linkato il fallimento alla banca dati. È vero anche che bisognerebbe trovare le sentenze alle quali ha accesso la procura nazionale, però in questo caso sorge un problema più delicato. Consiste nell’evitare che i prodotti scadenti o scaduti restino in banca dati senza un bollino di verificazione.

Le questioni legate alla conservazione dei dati, all’accesso ai database e all’aggiornamento dei contenuti si innestano nel grande dibattito sui presunti dossieraggi, che da diverse settimane impazza sui giornali e nelle televisioni. E che approderà anche nei Tribunali.