Riceviamo dal presidente dell’Ucpi Francesco Petrelli questo intervento in risposta all’articolo firmato su “La Stampa” di ieri da Donatella Stasio dal titolo “Carriere separate, attacco alla democrazia. Gli avvocati difendano la magistratura”.

C’è un vecchio vizio populista che fa sì che il mondo venga funzionalmente diviso fra chi sta dalla parte del bene e chi dalla parte del male, fra buoni e cattivi, in base ad imperscrutabili criteri selettivi che nulla hanno a che fare con la storia, con la ragione e, forse, con il buon senso. Noi avvocati dell’Ucpi difendiamo quotidianamente non solo i diritti e le garanzie dei cittadini, dentro e fuori le aule di giustizia del nostro Paese, ma difendiamo spesso anche l’indipendenza della magistratura dagli attacchi interni ed esterni, nel silenzio della magistratura associata. È nella nostra storia la qualità dei valori che difendiamo. Non è nei numeri che si misura dunque la forza delle vere idee democratiche e liberali e la virtù del garantismo. Ma, entrando nel merito della questione, alla dottoressa Stasio dobbiamo ricordare che quell’assetto unitario delle carriere, voluto dai nostri padri costituenti, si adattava perfettamente a quel codice inquisitorio rimasto ancora in vigore fino al 1989. Unicità delle carriere e codice inquisitorio, ereditati dallo Stato autoritario del ventennio precedente, e in particolare da quell’Ordinamento giudiziario di Dino Grandi del 1941, hanno costituito nel tempo l’intreccio di una cultura indissolubile. Ma si trattava evidentemente di un sistema ordinamentale che era destinato inevitabilmente a cambiare con il varo del nuovo codice accusatorio, di stampo democratico, con le parti che si confrontano, ad armi pari, davanti a un giudice terzo.

Ma quella terzietà del giudice, altra grande conquista frutto di una troppo spesso dimenticata riforma costituzionale, che nel 1999 ha modificato l’articolo 111 della Carta, deve essere ancora attuata. Realizzare la terzietà del giudice, separando le carriere, non è dunque affatto – come sostiene la dottoressa Stasio – un “totale rovesciamento dell’attuale assetto della magistratura” pensato dai nostri padri costituenti “per impedire un ritorno alla tragica esperienza del ventennio fascista”, ma esattamente il contrario: significa dare attuazione a un fondamentale principio democratico contenuto nella nostra Costituzione, quello della terzietà del giudice, voltando pagina definitivamente rispetto a quel tragico passato.

E a proposito di Marcello Gallo, ricordo anch’io un suo magnifico intervento del 2015 contro “l’imbarbarimento del processo penale”. Forse la dottoressa Stasio non sa che il professor Gallo aveva maturato da tempo una convinta adesione alla opportunità di separare le carriere e appoggiò la candidatura dell’avvocato Migliucci alla presidenza dell’Ucpi, alla cui esperienza si deve la raccolta delle firme per la legge d’iniziativa popolare di riforma costituzionale oggi sul tappeto.

È capitato anche a un grande giurista come Giovanni Conso. Anche lui aveva maturato nel tempo l’idea che solo la separazione di magistratura requirente e giudicante avrebbe potuto restituire equilibrio e legittimazione al nostro sistema giudiziario. Difficile iscrivere questi grandi giuristi, assieme magari a Biagio de Giovanni, anch’egli fautore della separazione delle carriere, nella lista degli antidemocratici e dei nemici della polis. Siamo proprio fuori strada. L’impeto populista a volte porta ad impantanarsi.

Spiegava magistralmente in quella occasione Marcello Gallo che “la compenetrazione fra la funzione del Giudice e la funzione del Pm è antitetica alla terzietà del giudice, la quale è qualcosa in più della imparzialità, perché attiene al sistema nell’ambito del quale il giudice stesso agisce”. Una lezione da imparare a memoria e da insegnare nelle scuole ai cittadini del futuro, perché scampino da questa idea degli “avvocati democratici” da contrapporre agli avvocati “cattivi” dell’Ucpi, che trasforma la tanto declamata idea della polis in una pericolosa fabbrica di ghetti, molto distante dalla nostra idea di democrazia e di libertà.