«Il presidente egiziano al-Sisi ha annunciato il rilascio di 530 detenuti come misura di contrasto al Covid-19». L'annuncio sui social network viene dato da Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, che subito dopo si rivolge al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, per invitarli ad "approfittare" dell'occasione. «Avete un’opportunità unica», scrive Noury, «di chiedere che ne beneficino Patrick Zaky, Alaa Abdel Fattah, Sanaa Seif e tutti gli altri prigionieri di coscienza». Perché oltre allo studente egiziano dell’università di Bologna, detenuto dall’inizio di febbraio in un carcere egiziano senza un regolare processo, Amnesty ricorda che nelle carceri egiziane è ancora rinchiuso uno dei volti simboli della Rivoluzione del 25 gennaio del 2011 contro Hosni Mubarak,  arrestato nel settembre del 2019 con l’accusa di aver pubblicato notizie false. E all'appello di Amnesty si associa subito anche il rettore di Bologna Francesco Ubertini, convinto che questa possa essere l’occasione per mettere fine «all'assurda vicenda di Patrick Zaky e poter restituire Patrick alla sua vita e ai suoi studi», dice. «Faccio appello al Governo italiano, alla Commissione europea, alle numerosissime istituzioni che hanno aderito alla nostra mozione e a tutte le università del mondo che come noi hanno sottoscritto i principi della Magna Charta affinché si uniscano all’Alma Mater e facciano sentire la propria voce». La famiglia non vede Patrick da marzo.