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FILE - This file photo shows Celina Washburn at a protest on Sept. 23, 2022, outside the Arizona Capitol in Phoenix to voice her opposition to an abortion ruling. he Arizona Supreme Court ruled Tuesday., April 9, 2024, that the state can enforce its long-dormant law criminalizing all abortions except when a mother’s life is at stake. (AP Photo/Matt York, File)
Quando nel 1864 venne promulgata la legge che impone alle donne il divieto di abortire, l’Arizona non esisteva nemmeno come Stato autonomo, era compreso nei territori del New Mexico, i coloni bianchi erano ancora in guerra con la tribù indiana dei Navajo e i suoi paesaggi brulli e deserti facevano da sfondo alle mitologie del lontano west, come la sfida all’Ok Corral tra lo sceriffo Wyatt Earp e la temibile banda di Clanton.
Centosessant’anni dopo, la Corte suprema dell’Arizona ci riporta nell’America del diciannovesimo secolo riesumando quella antica norma che vieta completamente l’interruzione di gravidanza. La decisione deriva dalla sentenza della Corte suprema federale del giugno 2022 e dal ribaltamento della celeberrima Roe vs. Wade, il verdetto che dal 1973 ha reso legale l’aborto negli Stati Uniti. L’unico caso in cui sarà permesso l’aborto è l’accertato pericolo di vita per la madre, in tutti gli altri casi, dalla violenza sessuale, all’incesto, alla malformazione del feto il divieto è draconiano. Per tutti ii trasgressori, le donne ma anche i medici, è prevista una pena di cinque anni di reclusione: «Il personale sanitario ora è consapevole che tutti gli aborti saranno considerati illegali», dicono gli alti giudici dell’Arizona. Fino ad oggi la legislazione dello Stato consentiva l’interruzione di gravidanza fino a 15 settimane, ed era comunque una delle più restrittive di tutti gli Usa.
Al settimo cielo naturalmente la destra e i movimenti pro-life: «Celebriamo la decisione della Corte Suprema dell’Arizona che proteggerà la vita di innumerevoli bambini innocenti non ancora nati», esulta Jake Warner, consulente legale dell'Alliance Defending Freedom, un gruppo di ultras cristiani che sostiene il bando totale dell’aborto su tutto il territorio federale.
Rabbia e frustrazione invece da parte degli esponenti del partito democratico, che denunciano un “colpo di mano” dei giudici. Lo stesso presidente Joe Biden, che di solito non commenta le decisioni dei tribunali, si è espresso con nettezza: «Questa crudele messa al bando è stata stabilità nel 1864, più di 150 anni fa, prima che le donne avessero garantito il diritto di voto. Questa decisione è il risultato dell’agenda estremista dei rappresentanti Repubblicani, determinati a strappare via la libertà delle donne americane».
Lo stesso procuratore generale dell’Arizona Kris Mayes ha definito la decisione «inconcepibile e un affronto alla libertà», annunciando la propria disobbedienza in caso di condanne penali: «Vorrei essere del tutto chiaro: finché sarò procuratore generale, nessuna donna o medico sarà perseguito ai sensi di questa legge draconiana in questo stato». Secondo un sondaggio realizzato il mese scorso da YouGov, solamente il 7% degli elettori dell’Arizona sarebbe favorevole al bando totale dell’aborto.