È di quattro morti e 61 Feriti il bilancio provvisorio dell’incendio e della rivolta scoppiata ieri sera nella prigione di Evin, nella capitale iraniana Teheran, dove sarebbe detenuta anche la ragazza italiana Alessia Piperno. Lo conferma la magistratura iraniana, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa semi-ufficiale «Isna». Dopo la Rivoluzione del 79, la famigerata prigione un tempo gestita dalla Savak (la polizia segreta dello Scià), ha mutato soltanto il colore politico e ideologico dei suoi carcerieri, ma non i metodi disumani di detenzione. I prigionieri deceduti stavano scontando una pena per furto. Quattro feriti verterebbero in condizioni critiche in ospedale. Colpi di arma da fuoco, esplosioni e fiamme sono stati segnalati ieri sera nel grande carcere della capitale, dove vengono rinchiusi intellettuali e oppositori, mentre le proteste popolari in corso da cinque settimane stanno mettendo a dura prova il regime degli ayatollah. Secondo le ricostruzioni di «Iran International», l’incendio nella prigione di Evin è iniziato nel reparto numero sette e le guardie carcerarie hanno sparato colpi di arma da fuoco contro i prigionieri, i quali hanno tentato di lasciare l’area sfondando le porte del reparto quattro nell’ala sud. A quel punto le guardie hanno fatto utilizzo di gas lacrimogeni e diversi detenuti sono rimasti intossicati, mentre altri sono stati feriti dai proiettili e sono stati ricoverati in ospedale. Le fiamme si sarebbero propagate in altre parti della prigione, causando un crollo parziale del tetto. Durante l’incendio, diverse persone - inclusi familiari dei detenuti - si sono radunate attorno alla prigione e hanno inscenato una protesta in strada. Anche secondo l’ong basata a Oslo Iran Human Rights, l’incendio è scoppiato a seguito di una rivolta dei detenuti della sezione 7 del carcere, dove ci sono stati scontri con le guardie. I rivoltosi avrebbero dato fuoco ad un deposito di vestiti.

Rivolta nella prigione di Evin, le reazioni internazionali

Le reazioni all'incendio nella prigione di Evin si sono estese oltre i confini dell’Iran. A margine del suo discorso a Portland, in Oregon, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden ha detto ai giornalisti che «il governo iraniano è opprimente», dichiarando di avere «un enorme rispetto per le persone che manifestano nelle strade». Parole a cui ha risposto duramente il portavoce ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, ribadendo che «l’Iran non sarà indebolito dalle interferenze e dalle dichiarazioni di un politico esausto». Nel carcere di Evin sono detenuti anche prigionieri statunitensi e il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Ned Price, ha dichiarato che l’Iran è «pienamente responsabile della sicurezza dei nostri cittadini detenuti ingiustamente, che dovrebbero essere rilasciati subito», aggiungendo che Washington sta seguendo il caso «con urgenza».