PHOTO
Cinquanta morti e cinquantatrè feriti. Questo il terribile bilancio della strage al "Pulse". Quella dell'11 giugno nel locale gay di Orlando, in Florida, è la sparatoria più sanguinosa della storia d'America e in assoluto quella più grave dopo l'11 settembre. Il califfato ha rivendicato l'attentato: «Mateen era fedele all'Isis».La città di Orlando, in Florida, domenica notte ha ricordato le vittime della strage nel night club Pulse. Sfidando l'allerta della polizia, che ha messo in guardia dall'affollarsi in grandi raduni, diverse centinaia di persone si sono raccolte lungo le rive del lago Eola: hanno acceso candele e lasciato girasoli e un musicista ha suonato un canzone per onorare le vittime (almeno 50 i morti e 53 i feriti nella discoteca frequentata dalla comunità gay). Altre veglie di preghiera si sono tenute anche negli ospedali dove sono ricoverate le vittime e dove i parenti distrutti hanno atteso per ore notizie sui loro cari. Il governatore della Florida, Rick Scott, ha partecipato a una Messa in memoria delle vittime della strage. "Il mio cuore è con le vittime e i familiari", ha detto in spagnolo, il governatore dall'altare della Chiesa del Calvario dinanzi a migliaia di fedeli, in gran maggioranza di origine ispanica, esattamente come si prevede che saranno la gran parte delle vittime nel club gay, che celebrava la Noche Latina.LA DINAMICAAlle due del mattino Omar Mir Saddiq Mateen, 29 anni, americano ma di famiglia afgana, si è presentato davanti al Pulse, armato con un fucile d'assalto e una pistola. Un membro della sicurezza ha provato, inutilmente, a fermarlo.m Una volta entrato nel locale ha aperto il fuoco sui giovani che si trovavano all'interno per ballare. Dopodichè si è barricato nel locale con una decina di ostaggi.Tre ore dopo l'inizio della sparatoria, un team Swat ha fatto irruzione nel locale. E' seguito un conflitto a fuoco, in cui Mateen è rimasto ucciso.IL TERRORISTAIl giorno dopo la strage di Orlando, emergono particolari della personalità del terrorista, Omar Mateen, che all'alba di domenica ha compiuto la strage nel locale frequentato soprattutto dalla comunità gay, un uomo descritto dalla ex moglie come violento, mentalmente instabile e che assumeva steroidi. I due si erano conosciuti online nel 2009, sposati qualche mese più tardi e avevano vissuto per quattro mesi insieme: di origine uzbeka, Sitora Yusufiy, descrive l'ex marito come un uomo caratteriale, "mentalmente instabile e malato", che diventava pazzo per niente, per esempio il fatto che la lavatrice non avesse finito il ciclo. All'inizio il giovane si era presentato come un uomo normale, tranquillo, non particolarmente religioso, appassionato di sport. Ma poi aveva cominciato a rivelare altri tratti del carattere e aveva anche cominciato a picchiarla. "Non mi permetteva di parlare con la mia famiglia. Mi teneva lontano, quasi ostaggio. Io cercavo di vedere comunque il lato buono. Ma la mia famiglia, che assisteva a quello che stava succedendo, ha deciso di salvarmi da quella situazione". "Mi ritengo molto fortunata", ha aggiunto, "la mia famiglia mi ha letteralmente salvata".