Gli insorti hanno abbattuto la statua di Hafiz al-Assad, presidente della Siria fino al 2000 e padre dell'attuale presidente siriano Bashar, nel sobborgo di Jaramana, alle porte di Damasco. Jaramana è a maggioranza drusa. La statua abbattuta si trova a dieci chilometri dal palazzo presidenziale di Assad. L’mittente iraniana Press Tv ha intanto definito «false» le notizie secondo le quali la famiglia del presidente Bashar al-Assad avrebbe lasciato la Siria. Press Tv ha citato una fonte «informata», mentre si avvicinano a Damasco le fazioni armate guidate da Hayat Tahrir al-Sham. Secondo sempre la stessa fonte, l’ex presidente del Parlamento iraniano, Ali Larijani, «incontra» Assad e «trasmette» il sostegno dell'Iran al governo e al popolo siriano contro i gruppi militanti.

I ribelli jihadisti hanno conquistato alcune postazioni abbandonate dalle forze governative nel sud della Siria, avvicinandosi alla capitale. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede nel Regno Unito, gli insorti hanno preso il controllo della città di Artouz, situata a circa 10 chilometri a sud-ovest di Damasco.

I ribelli stessi hanno dichiarato di aver preso la città di Al-Sanamayn, situata nelle campagne di Daraa, avvicinandosi a circa 20 chilometri dalla capitale. Inoltre, è stata annunciata la conquista di Quneitra, una città vicina al confine con Israele. Tali avanzamenti hanno generato forti preoccupazioni tra le forze governative.

In risposta, l’esercito siriano ha dichiarato di aver effettuato un riposizionamento strategico nel sud, in particolare nelle province di Suwayda e Daraa, per creare una cintura di sicurezza intorno a Damasco. Pur avendo perso diverse città importanti, le forze governative mantengono ancora il controllo di Damasco, Homs, Quneitra, Latakia e Tartus.

Parallelamente, l’Osservatorio siriano per i diritti umani riferisce che le forze siriane e russe si sono ritirate dalle posizioni al confine con Israele, in particolare nei governatorati di Quneitra, Suwayda e Daraa. Questo abbandono ha sollevato interrogativi sulla tenuta delle difese del regime nella regione.

Sul fronte iraniano, il New York Times riporta che l'Iran ha avviato l’evacuazione di diplomatici e personale militare dalla Siria. Funzionari regionali e ufficiali iraniani hanno confermato il trasferimento di personale, comprese famiglie, civili e comandanti delle Forze Quds, verso Iraq e Libano, indicando un ridimensionamento del sostegno diretto al regime di Assad.

Nel frattempo, nella provincia di Daraa, i gruppi di opposizione siriani hanno ottenuto il controllo di oltre l’80% del territorio, avanzando in numerosi centri abitati. Tra le città conquistate figurano Base Al-Harir Town, Nawa City, Inkhil City e Mahja Town, mentre le forze del regime sono state costrette a ritirarsi o a rifugiarsi in alcune località assediate.

Infine, il leader di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), Hassan Abdul Ghani, ha annunciato in un video pubblicato sui social che i suoi combattenti stanno avanzando verso Damasco, lanciando un avvertimento all'esercito siriano e al ministro della Difesa. “Stiamo andando verso Damasco”, ha dichiarato, esortando le forze rimaste fedeli al regime a prendere posizione o arrendersi.

«Al momento non ci sono preoccupazioni» per i cittadini italiani in Siria, ha affermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani al termine di una riunione alla Farnesina sulla situazione, sottolineando che sono circa 300 gli italiani che vivono in Siria. «Alcuni sono riusciti a lasciare il Paese. Comunque tutti sono in contatto con la nostra Ambasciata a Damasco. La situazione dei nostri concittadini è sotto controllo. L’obiettivo e la soluzione che noi sosteniamo – ha aggiunto – è la soluzione politica, non una soluzione militare ma una soluzione che permetta di garantire la pace e la stabilità in Siria».