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La Procura di Roma ha incaricato i carabinieri del Ros di verificare l’identità di un corpo rinvenuto in una fossa comune nei pressi di Raqqa, in Siria. Secondo le prime informazioni, il cadavere – che indossava abiti religiosi – potrebbe appartenere a padre Paolo Dall’Oglio, il missionario gesuita scomparso il 29 luglio 2013 nella stessa area, allora controllata dall’Isis. L’identificazione formale, tuttavia, non è ancora avvenuta. Nel 2023 l’inchiesta aperta nel 2013 era stata archiviata per mancanza di riscontri oggettivi. Padre Paolo si trovava in Siria per cercare di trattare il rilascio di ostaggi, quando di lui si persero le tracce.
Secondo fonti della Farnesina, il corpo sarebbe stato scoperto da scavatori affiliati alle Forze Democratiche Siriane (Fds), milizie curde alleate dell’Occidente nella lotta allo Stato Islamico. Il vescovo locale avrebbe richiesto l’intervento del comandante delle Fds, Mazloum Abdi, per procedere alle verifiche. L’ambasciata italiana a Damasco è in contatto con autorità religiose e civili per seguire gli sviluppi.
Ma non mancano dubbi e smentite. La radio siriana Fm Al-Balad ha riferito che i resti sarebbero stati riesumati nel cimitero di Furusiyya da una commissione giunta da Qamishli. Una notizia subito smentita sia dalla sorella di padre Paolo, Francesca Dall’Oglio, che dal vescovo latino di Aleppo, Hanna Jallouf. «Nessuna conferma, e nessuna comunicazione ufficiale – ha dichiarato Jallouf – Ho parlato con il nunzio apostolico e con i gesuiti: nessuno sa nulla». E aggiunge un dettaglio non secondario: «Quel corpo era vestito con abiti religiosi? Padre Paolo non li indossava mai».
Anche Francesca Dall’Oglio parla apertamente di “fake news”. Racconta di aver ricevuto la segnalazione venerdì scorso e di aver immediatamente contattato il Syria Justice and Accountability Center (SJAC), che lavora sulle fosse comuni in Siria. Il fondatore dell’organizzazione, Mohammad Al Abdallah, ha escluso che sia partita una missione da Qamishli o che vi sia stato alcun ritrovamento. «È una notizia falsa, mio fratello merita verità», ripete Francesca. Il sospetto, secondo una fonte vicina alla famiglia, è che il presunto ritrovamento sia una manovra politica del regime siriano per riallacciare rapporti con l’Occidente. Ma finché non arriveranno i risultati del Dna, il mistero sulla sorte di Padre Paolo resta intatto.