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The golden burial mask of King Tutankhamun is seen on display during the first day for visitors after the official opening of the Grand Egyptian Museum in Giza, Egypt, Tuesday, Nov. 4, 2025. (AP Photo/Amr Nabil)
Una cerimonia faraonica. Spettacoli di luci che hanno illuminato templi e piramidi, droni che volavano disegnando geroglifici nel cielo terso notturno del Cairo, in cui si sono sparse le note scandite dall’orchestra sinfonica che ha animato il concerto d’apertura, mentre sul palco ballerine e ballerini volteggiavano fasciati da virginali vesti bianche.
Il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi è salito sul palco per l’inaugurazione del Grand Egyptian Museum (GEM) e ha accolto i capi di Stato e di governo, per l’Italia era presente il ministro della Cultura Alessandro Giuli, seduti nel parterre de rois in un «nuovo capitolo nella storia di quest’antica nazione» aperto dal «più grande museo al mondo dedicato a una singola civiltà». «È una testimonianza vivente del genio del popolo egiziano», ha aggiunto Al-Sisi.
Il museo sorge su un’area di 485.623 metri quadrati, confinante con il parco archeologico delle Piramidi di Giza; per la sua costruzione ci sono voluti vent’anni di lavori e più di un miliardo di dollari. Al suo interno sono custoditi più di 100mila reperti, di cui 50mila verranno esposti, che ripercorrono i 7mila anni dell’antica civiltà egizia dall’era predinastica all’epoca greca e romana, tra cui la collezione completa dei tesori della tomba di Tutankhamon e si stima che dovrebbe attrarre circa 8 milioni di visitatori ogni anno.
«Era il mio sogno. Sono davvero felice di vedere il museo finalmente aperto» ha detto il Dr. Zahi Hawass, archeologo di fama mondiale, alla Bbc. Hawass, già ministro egiziano delle antichità, nel corso degli anni ha lanciato diverse petizioni, che hanno raccolto centinaia di migliaia di firme, per la restituzione della Stele di Rosetta dal British Museum, del Busto di Nefertiti dal Neues Museum di Berlino e dello Zodiaco di Dendera dal Louvre. «Ora voglio due cose - ha dichiarato Hawass alla Bbc dopo l’inaugurazione del GEM - numero uno, che i musei smettano di acquistare manufatti rubati e numeri, ho bisogno che tre oggetti ritornino: la Stele di Rosetta, lo Zodiaco e il Busto di Nefertiti».
Il GEM oltre ad essere un’attrazione culturale e turistica è anche un simbolo politico. I funzionari del governo egiziano sperano infatti che l’apertura del museo rafforzi la posizione dell’Egitto nelle richieste di restituzione dei reperti saccheggiati dagli eserciti europei durante il colonialismo e ora esposti nei più importanti musei del vecchio continente.
E i primi risultati non si sono fatti attendere. I Paesi Bassi infatti si sono impegnati a restituire il busto del Faraone Tuthmose III, scomparso dopo il furto avvenuto nel corso dei tumulti delle primavere arabe del 2011/2012 e riapparso nel 2022 a Maastricht. Non è la prima volta che i Paesi Bassi s’impegnano in una simile iniziativa: nel 2020 hanno riconsegnato alla Nigeria un antico manufatto di 600 anni contrabbandato l’anno precedente, mentre all’inizio del 2025 il governo neerlandese ha annunciato l’intenzione di restituire 113 Bronzi del Benin, trafugati dai soldati inglesi nel 1897 e conservati nel Wereldmuseum di Leiden. L’iniziativa egiziana, unita ad una nuova crescente consapevolezza nei Paesi europei, potrebbe spingere gli altri Stati africani a seguire la strada tracciata dal Cairo e reclamare la riconsegna del loro patrimonio culturale, aprendo così una stagione di restituzioni che potrebbe portare ad un rinascimento culturale del continente africano.


