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Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, presidente Ali e coordinatore dei primi cittadini del Pd, spiega che «l’unico spazio per intervenire sulla Severino è in Parlamento» e che la proposta del dem Vazio è «un passo avanti» perché «punta a ridurre gli effetti della legge sugli amministratori pubblici per i reati minori con pena inferiore a due anni, come l’abuso d’ufficio e la turbativa d’asta, nei quali di frequente rischiano di incappare». Sulla recente sentenza della Cassazione che ha ribaltato l’assoluzione dell’ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti, commenta: «C’è grande amarezza perché è una vicenda assurda ma siamo certi della sua innocenza».
Sindaco Ricci, dopo la sentenza della Cassazione sul caso Uggetti si torna a parlare di legge Severino: qual è la posizione del Pd?
La nostra è una posizione resa ancor più chiara dopo la non ammissibilità dei due referendum che avrebbero creato maggior dibattito nella popolazione, cioè eutanasia e droghe leggere, motivo per cui pragmaticamente sappiamo che il quorum sui restanti quesiti legati alla giustizia non si raggiungerà mai. Per questo, sappiamo che l’unico spazio per intervenire è in Parlamento e assieme a Francesco Boccia ( responsabile Enti locali del Pd, ndr) siamo in contatto con alcuni parlamentari per discutere una nuova proposta di legge alla Camera. A palazzo Madama c’è già quella depositata dal senatore Dario Parrini, a Montecitorio ci sta lavorando l’onorevole Franco Vazio.
Cosa contengono le due proposte e perché le altre forze politiche dovrebbero seguirvi?
Entrambe sono proposte che puntano a modificare la legge Severino per i reati minori e in particolare modo puntano a intervenire sul tema della decadenza. Nello specifico, quella di Vazio punta a ridurre gli effetti della legge sugli amministratori per i reati minori con pena inferiore a due anni, come l’abuso d’ufficio e la turbativa d’asta, nei quali di frequente rischiano di incappare. Consideriamo la proposta un passo in avanti perché permette a chi incorre in una condanna in primo grado di non decadere dal ruolo che ricopre in attesa del secondo grado di giudizio. Ora vedremo se in Parlamento c’è una maggioranza favorevole alla modifica o se assisteremo soltanto all’ennesimo gioco delle parti.
A chi fa appello?
Invito in particolare il Pd a sostenere lo sforzo dei nostri parlamentari relatori ma invito tutte le forze politiche a ragionare del tema e modificare la Severino. Mi appello sia a chi, come il Movimento 5 Stelle, è spaventato da una modifica, sia a chi vuole abolirla del tutto tramite referendum, in primis la Lega.
Crede che il Pd sarà compatto nel sostenere questo sforzo?
Dentro al Pd c’è chi vuole abolire la Severino tout court e chi pensa che l’abolizione sia un errore. La proposta di modifica citata è pragmatica, perché va incontro sia ai sindaci, che vogliono abolirla del tutto, ma è anche una garanzia per chi non la vuole abolire in relazione ai reati gravi come quelli per mafia. Se le forze politiche facessero un ragionamento pragmatico, la nostra proposta avrebbe una netta maggioranza.
Perché vivete con così tanta urgenza la modifica della Severino?
Perché abbiamo preso davvero male la sentenza della Cassazione sul caso Uggetti. Tutti noi abbiamo aiutato Simone a rientrare nell’impegno politico perché abbiamo estremo bisogno della sua competenza e della sua passione. L’abbiamo sentito provato per una vicenda che sembrava chiusa e che invece non lo è. Gli abbiamo dato forza per dimostrare nel nuovo processo la sua innocenza e l’abbiamo spinto ad andare ulteriormente avanti. C’è grande amarezza perché è una vicenda assurda ma siamo certi della sua innocenza. Gli siamo a fianco e gli abbiamo detto di tenere duro.
Il referendum poteva essere lo strumento giusto per un tema così complesso?
Poteva esserci una discussione, ma la risposta non arriverà dal referendum. Aldilà dell’abbinamento giusto con l’election day delle Amministrative, tutti noi sappiamo che è quasi impossibile che si raggiunga il quorum. Non avremo la risposta che serve a tanti amministratori e a chi fa politica in maniera seria che non può vivere con questa spada di Damocle. L’ 85 per cento degli amministratori decaduti dopo sentenza di condanna di primo grado è stato assolto in secondo grado. Non è pensabile che i cittadini debbano rinunciare a chi li governa perché non viene garantito uno stato di diritto in cui ognuno ha diritto al terzo grado di giudizio.