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Dal 4 al 6 gennaio, dinanzi alla Corte d’appello regionale di Ankara, si celebrerà il processo di rinvio a carico di 21 avvocati accusati di appartenenza ad associazione terroristica.
Prima che la Corte di Cassazione ordinasse un nuovo processo nel marzo 2022, gli imputati erano stati condannati in primo grado e in appello a pene detentive da oltre sei anni a ben oltre otto anni, per un totale di circa 150 anni di reclusione.
Analogamente ai tanti casi documentati da Human Rights Watch, l’accusa è basata sull’attività difensiva svolta per altri imputati di analogo reato. Una presunzione di “colpevolezza per associazione” che, come sottolineato nel rapporto della Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa pubblicato nel 2020, dopo la sua visita in Turchia nel luglio del 2019, ha prodotto molti procedimenti penali a carico di difensori come “estensione” di quelli verso i loro assistiti e l’ammissione come prove a carico di atti relativi all’attività professionale svolta. Questi sviluppi, insieme all’atteggiamento di crescente diffidenza verso gli avvocati manifestato da pubblici ministeri e Tribunali nei processi per terrorismo, alla generale ostilità di autorità e magistratura verso il ruolo attivo che gli avvocati svolgono come difensori dei diritti umani e ad ostacoli concreti e processuali all’esercizio della professione, hanno definitivamente compromesso l’effettività della funzione difensiva.
Gli arresti e i processi di massa contro gli avvocati testimoniano la gravità del continuo arretramento dello stato di diritto in Turchia. La violenta epurazione del potere giudiziario turco, attuata dopo gli eventi del 2016, mediante un’ondata di arresti, l’immediata destituzione di migliaia di magistrati e la confisca dei loro beni, ha portato al definitivo smantellamento di un sistema giudiziario indipendente.
Con gli arresti di massa, le condanne e la persecuzione di avvocati legata alla loro legittima attività professionale, è stata minata e definitivamente compromessa una componente fondamentale dello stato di diritto, rappresentata dal diritto a un processo equo.
Lo ha ribadito in una dichiarazione del 29 Dicembre la Piattaforma per un sistema giudiziario indipendente in Turchia, costituita da quattro associazioni europee di giudici e pubblici ministeri - Medel (Magistrats Européens pour la Démocratie et les Libertés), AEAJ (Association of European Administrative Judges), EAJ (European Association of Judges) e Judges for Judges - per portare avanti iniziative congiunte volte a far fronte all’attacco alla democrazia e ai diritti seguito al tentativo di colpo di Stato e alla dichiarazione di emergenza. Un impegno comune che in tutti questi anni ha portato a ripetuti interventi per segnalare situazioni di grave violazione dei diritti umani fondamentali.
Nel richiamare i numerosi principi e documenti internazionali che sottolineano il ruolo cruciale per la democrazia svolto dagli avvocati nel garantire l’equità del sistema giudiziario, nella difesa dei diritti umani e nel portare alla luce le loro violazioni, le associazioni giudiziarie hanno sollecitato l’attenzione della comunità internazionale verso i processi di massa oggi in corso ad Ankara e richiesto espressamente la presenza di osservatori alle prossime udienze.
Dopo lo stravolgimento della funzione dialettica propria del processo, che ha portato i difensori sul banco dell’accusa, si prospetta uno svuotamento delle sue essenziali garanzie: in un contesto in cui non esiste più una magistratura indipendente in grado di garantire un processo equo, è concreto il rischio che agli stessi avvocati accusati non siano assicurate le garanzie procedurali minime sancite dall’articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Non può esservi imparzialità autentica del giudice se questi non ha di fronte a sé liberi avvocati; non può esservi garanzia dei diritti fondamentali senza garanzia di una effettiva difesa. In un contesto nel quale – ovunque in Europa - si moltiplicano e si diffondono gli attacchi allo Stato di diritto, alla magistratura e all’avvocatura spetta il compito di una difesa comune dei suoi principi e dei suoi valori. A cominciare dal rispetto delle garanzie del giusto processo, quale condizione per la tutela effettiva delle libertà e dei diritti fondamentali delle persone.