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Putin
La Russia rivendica di aver riconosciuto la Palestina da tempo, senza attendere l’attuale crisi. A ribadirlo è stato il vice ministro degli Esteri Sergei Vershinin, durante una conferenza Onu a New York: «La Russia, come la stragrande maggioranza dei Paesi del mondo, ha da tempo riconosciuto i legittimi diritti dei palestinesi al ritorno e all’autodeterminazione. Non abbiamo atteso la catastrofe che ha già causato oltre 65mila vittime», ha dichiarato. Le parole di Mosca arrivano nel giorno in cui Francia, Regno Unito, Canada, Australia, Portogallo, Belgio e Lussemburgo hanno annunciato il riconoscimento formale dello Stato palestinese. Un passo che riflette l’indignazione per la condotta israeliana a Gaza. Il premier britannico Keir Starmer ha parlato di scelta «per tenere viva la possibilità di pace e di una soluzione a due Stati». A New York anche il canadese Mark Carney ha ribadito l’impegno di Ottawa: «Collaboreremo per un futuro pacifico per Israele e Palestina».
La dura reazione di Israele
Dal fronte israeliano è arrivata una condanna netta: il premier Benjamin Netanyahu ha escluso «in modo assoluto» la prospettiva di uno Stato palestinese, definendo i riconoscimenti «un regalo a Hamas». Intanto cresce la pressione interna: a Tel Aviv e in altre città si moltiplicano le proteste per chiedere un accordo sugli ostaggi.
Davanti alla casa del ministro dell’Istruzione Yoav Kisch, la polizia ha disperso con la forza i manifestanti. Sul terreno i bombardamenti continuano. Nella sola Gaza City, secondo fonti mediche, le vittime palestinesi sono state 37 in un giorno, 55 in tutta la Striscia. Le istituzioni europee hanno alzato il tono. Il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha parlato apertamente di «disastro umanitario»: «Città distrutte, carestia usata come arma. Chiediamo cessate il fuoco immediato, accesso umanitario e stop agli insediamenti illegali».
Dal palco dell’Onu anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha puntato il dito contro Israele: «L’obiettivo delle politiche di occupazione e annessione è chiaro: annientare la soluzione dei due Stati ed esiliare i palestinesi. Opporsi a questa oppressione è una responsabilità morale».