«Onorevole Signor Ministro,  dopo la conferenza stampa con cui nella tarda serata di ieri il Presidente del Consiglio, Prof. Avv. Giuseppe Conte, ha informato la Nazione della drammatica evoluzione dell’epidemia in corso e della necessità di operare, per evidenti e condivisibili ragioni di profilassi, ulteriori restrizioni alle attività sociali e lavorative, si è diffuso un elenco di attività consentite, tutte individuate attraverso il codice “Ateco”». Inizia così una lettera inviata pochissimi minuti fa dal coordinatore dell’Organismo congressuale forense, Giovanni Malinconico, al ministro della Giustizia Alfonso Bonadfede. «Tra le attività per le quali sarebbe consentita una - pur limitata - apertura l’elenco, che ha fonte non ufficiale ma che è stato riportato su importanti organi di stampa nazionale e la cui provenienza viene attribuita a fonte governativa attendibile seppur ufficiosa, non sono contemplati gli “Studi Legali” (individuabili con il codice Ateco 69.10.10)», prosegue Malinconico. «Se la notizia risultasse confermata, gli Avvocati italiani e i loro collaboratori, non potendo ricevere alcuno e non potendo accedere ai propri studi (e quindi ai documenti e ai propri strumenti professionali) si troverebbero nella impossibilità di assicurare alle persone, alle organizzazioni e alle imprese la propria assistenza in quegli stessi affari che, pochi giorni or sono, il D.L. n. 18/2020 ha individuato tra le attività essenziali e indifferibili (e per la cui trattazione in modalità sicura è in corso una frenetica attività da parte di Codesto stesso Dicastero)», osserva ancora, legittimamente, il coordinatore dell’Ocf. «Ma più ancora», prosegue la lettera a Bonafede, «da tale (ipotetica) esclusione, deriverebbe un gravissimo pregiudizio ai diritti dei cittadini e delle organizzazioni sociali e produttive del nostro Paese, conseguenza che aggiungerebbe, ai gravissimi danni che l’epidemia sta causando, un inammissibile arretramento della nostra civiltà giuridica». «Le segnalo quanto sopra nella certezza che Ella accerterà la eventuale fondatezza di tali indiscrezioni», scrive Malinconico, «segnalando la questione anche ai Dicasteri competenti per gli altri plessi di Giurisdizione non ricadenti nelle competenze del Suo Ministero e, nell’ipotesi che effettivamente gli Studi Legali non siano stati inclusi nell’elenco di attività consentite, porrà adeguato rimedio, tenendo conto che il problema ha una grandissima urgenza, in quanto già da domani tale esclusione potrebbe causare danni irreparabili». «Certo che l’indifferibilità e la grande rilevanza della questione troveranno il Suo autorevole e immediato ascolto», conclude la lettera dell’Ocf a Bonafede, «Le invio l’espressione della più alta considerazione mia e dell’Organismo che rappresento».