In contemporanea con l’inizio della raccolta delle firme per la proposta di legge di iniziativa popolare per la separazione delle carriere promossa dall’Unione delle Camere penali, è partito l’appello da parte di alcuni rappresentanti del magistratura associata rivolto all’Organo di autogoverno delle toghe e al Parlamento affinché si attivino per “contrastare” il progetto degli avvocati.

Come si legge nell’appello - promosso in prevalenza da giudici e pm che si riconoscono in Magistratura indipendente, il gruppo della cosiddetta “destra giudiziaria”, ma poi “rimbalzato” in queste ore nei vari forum associativi, “il rischio concreto è che, qualora le modifiche proposte siano approvate, potrebbero consentire la surrettizia introduzione, nell’ordinamento giudiziario, di uno strumento che mina alle fondamenta i principi costituzionali di inamovibilità del magistrato e del giudice naturale precostituito per legge, posti a garanzia e salvaguardia dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura”.

Secondo i magistrati, la proposta delle Camere penali di separazione delle carriere fra pubblico ministero e giudice, oltre a pregiudicare l’indipendenza e l’imparzialità delle toghe, getterebbe anche le basi per legittimarne il loro trasferimento d’ufficio, in contrasto con il principio di inamovibilità. Si ritiene poi che introdurre, poi, al comma 1 dell’articolo 112 della Costituzione, dopo le parole “Il Pubblico Ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale”, la dicitura “nei casi e nei modi previsti dalla legge”, possa creare un serio vulnus per la democrazia. Con la magistratura inquirente esposta al controllo da parte dell’esecutivo. Un vero “incubo” per le toghe italiane che hanno da sempre rivendicato la loro indipendenza ed autonomia.

Tornando alla raccolta, attualmente iniziata in 40 città di tutta Italia, nel corso della prima giornata, già più di 4000 persone si sono recate nei tribunali per firmare. E sono molti i volontari che stanno coadiuvato i penalisti dell’Unione nell’allestimento dei punti di raccolta.

Qualche difficoltà, invece, si segnala per quanto attiene i certificatori che devono obbligatoriamente, pena la nullità della raccolta, sovraintendere alle operazioni. In alcuni città, i cancellieri hanno dato delle disponibilità orarie molto limitate. Ciò anche in considerazione che questo compito deve essere svolto al di fuori delle normali incombenze d’ufficio. Nessun problema, invece, per quanto attiene la presenza dei consiglieri comunali. Comunque, a detta di tutti, non dovrebbero esserci problemi nel raccogliere le 50.000 firme necessarie. Su quello che sarà il loro destino, una volta ultimata la raccolta, con la legislatura in scadenza, nessuno azzarda però previsioni.