Il memorandum Italia- Libia verrà rinnovato, con qualche modifica, richiesta dall’Italia e accordata dal governo di Tripoli. Ma nel suo complesso, per il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, che ieri ha illustrato, nel corso di un’informativa alla Camera, le modifiche che verranno apportate, il piano sottoscritto nel 2017 è stato soddisfacente, in quanto ha ridotto drasticamente i flussi di partenza - 97,2 per cento - e le morti in mare. Parole che hanno subito provocato reazioni polemiche da parte del deputato dem Matteo Orfini.

Ad anticipare l’intervento sul piano, la nota verbale dello scorso 1 novembre, alla vigilia dell’ultimo giorno utile per evitare il rinnovo automatico del patto. In quella data, l’Ambasciata italiana a Tripoli ha proposto alle autorità locali la convocazione di una riunione della Commissione italo- libica per concordare un aggiornamento del piano, attraverso «modifiche volte a migliorarne l’efficacia» e da formalizzare nel prosieguo attraverso uno scambio di note. Una proposta accolta favorevolmente dalla la controparte libica, ha spiegato ieri Lamorgese.

Le modifiche dovrebbero concentrarsi sulle condizioni di vita nei Centri, teatro, secondo l’Onu, di indicibili orrori: dalla compravendita di esseri umani alle violenze sessuali, passando per torture, stupri e abusi di ogni genere. L’obiettivo «dovrà essere quello di migliorare le condizioni dei centri e quelle dei migranti ivi ospitati in vista della graduale chiusura dei centri attualmente esistenti per giungere progressivamente a strutture gestite direttamente dalle Nazioni unite». Ma l’impegno è anche quello di implementare i cosiddetti «corridoi umanitari», per i quali l’Italia pensa a iniziative bilaterali, con lo scopo di coinvolgere anche altri Stati membri, sotto la regia e il finanziamento dell’Ue.

Altro obiettivo è quello di rafforzare la sorveglianza ai confini terrestri meridionali del Paese, dando sostegno alle municipalità locali, «attraverso un nuovo piano di assistenza» che assicuri la distribuzione di «materiale sanitario e apparecchiature mediche, automezzi di soccorso, materiale per scuole e farmaci». Dal 2016 ad oggi, ha sottolineato Lamorgese, l’Oim ha effettuato, anche grazie al contributo finanziario italiano, «oltre 45 mila rimpatri volontari assistiti dalla Libia di migranti non aventi titolo alla protezione internazionale verso i loro paesi di origine di cui oltre 8 mila nei primi 10 mesi del 2019».

Al momento della sottoscrizione del memorandum, ha sottolineato Lamorgese, «le dimensioni dei flussi era preoccupante» e anche se la situazione è notevolmente migliorata «sarebbe ingiustificabile un calo dell’attenzione sulle dinamiche migratorie e sui rischi connessi». Rischi, ha sottolineato, che riguardano anche la presenza di jihadisti tra i migranti diretti in Italia.

Ma l’informativa di Lamorgese ha fatto infuriare Orfini, che ha definito l’intervento del ministro «imbarazzante e ipocrita». «I lager sono “centri” di migranti - ha commentato su Twitter - Il memorandum una cornice da difendere. I libici partner affidabili. Davvero vogliamo continuare a far finta di non sapere?». Per Erasmo Palazzotto, di LeU, la rinegoziazione del memorandum «va bene», ma deve avere «tre condizioni» : la «chiusura immediata» dei centri per i migranti presenti in Libia e «la fine della detenzione» degli stessi migranti, «cosa che il governo libico può fare con un tratto di penna», un «piano di evacuazione europeo» di questi migranti ancora presenti in territorio libico, il ripristino nel Mar Mediterraneo di un «piano di salvataggio dei naufraghi che salvi anche la civiltà giuridica» dell'Italia e dell'Europa. Mentre la deputata Pd Lia Quartapelle, capogruppo in commissione Esteri di Montecitorio, ha chiesto «un impegno italiano contro i trafficanti e contro gli abusi dei diritti umani».