Se il presidente più ciarliero della storia americana sceglie il silenzio, vuol dire che è finito in grossi guai. E Donald Trump, che non ha mai perso occasione per parlare, ora tace. Le nuove email di Jeffrey Epstein diffuse dai democratici alla Camera gettano un’ombra pesante sul tycoon, riaprendo un capitolo che pensava chiuso.

Secondo Politico, un mese prima del vertice di Helsinki del 2018, Epstein scrisse all’ex premier norvegese Thorbjorn Jagland proponendosi come intermediario con Mosca: “Penso che potresti suggerire a Putin che Lavrov potrebbe ottenere informazioni parlando con me”. In altre email affermava di aver discusso di Trump con l’ambasciatore russo Vitaly Churkin e aggiungeva: “Trump sapeva delle ragazze. Virginia Giuffre ha passato ore a casa mia con lui”.

Le parole del finanziere, già condannato per abusi su minori, smentiscono la versione di Trump e di Ghislaine Maxwell, la complice oggi in carcere, che punta alla commutazione della pena. “Queste email sollevano interrogativi inquietanti su cosa la Casa Bianca stia nascondendo”, ha dichiarato il deputato dem Robert Garcia. La risposta ufficiale è arrivata subito: “Si tratta di un attacco politico costruito su email selezionate”, ha replicato la portavoce Karoline Leavitt, ribadendo che Trump avrebbe bandito Epstein da Mar-a-Lago per comportamenti inappropriati verso le dipendenti.

Intanto la commissione di vigilanza ha annunciato la pubblicazione di 23 mila nuove pagine dai fascicoli Epstein, molte provenienti dall’archivio dell’amministrazione Trump. Anche i repubblicani sono spaccati: la base Maga chiede trasparenza totale dopo lo stop della ministra Pam Bondi alla desecretazione dei file. Lo speaker Mike Johnson ha persino rinviato il giuramento di una deputata dem per evitare una votazione scomoda sulla pubblicazione dei documenti. Secondo fonti dem saranno almeno 50 i deputati del Gop favorevoli alla pubblicazione dei file.Trump pensava di aver archiviato la vicenda definendola una “bufala”, ma riemergono lettere, dediche e email tra lui, Epstein e Maxwell. In una del 2011, Epstein scriveva: “Il cane che non ha abbaiato è Trump…”. Maxwell rispondeva: “Ci stavo pensando anch’io”.