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Associated Press/LaPresse
Un nuovo terremoto si è abbattuto su Donald Trump: i Democratici hanno pubblicato tre email di Jeffrey Epstein, finanziere condannato per pedofilia e traffico di esseri umani, morto suicida in carcere nel 2019, in cui viene menzionato Trump, definito «l’unico cane che non ha abbaiato».
In una dichiarazione pubblicata dall’House Committee on oversight and Government reform - comitato investigativo e di supervisione della Camera dei rappresentanti - si legge che «sono state pubblicate e-mail inedite che sferrano un duro colpo alla copertura di Epstein da parte della Casa Bianca The Epstein Estate ha rilasciato un totale di 23mila documenti».
«Più Donald Trump cerca di nascondere i fascicoli su Epstein, più scopriamo. Queste ultime e-mail sollevano domande evidenti su cos’altro nasconde la Casa Bianca e sulla natura del rapporto tra Epstein e il presidente - ha dichiarato il rappresentante democratico Robert Garcia - il Dipartimento di Giustizia deve pubblicare immediatamente gli Epstein files in formato completo al pubblico. L’oversight Committee continuerà a spingere per ottenere risposte e non otterrà giustizia per le vittime».
Le tre e-mail estratte dai 23mila documenti in cui sono entrati in possesso i Democratici risalgono al 2011, al 2015 e al 2019. In una corrispondenza con Ghislaine Maxwell, Epstein scrive: «Voglio che tu capisca che quel cane che non ha abbaiato è Trump. La vittima ha passato ore a casa mia con lui, e non è mai stato menzionato, né dal capo della polizia eccetera», a cui Maxwell rispose «ci ho pensato».
Nella seconda Epstein scrive a Micheal Wolf giornalista statunitense per Usa Today e The Hollywood reporter, che «Trump ha detto che mi ha chiesto di dimettermi, non ne è mai stato membro. Naturalmente sapeva delle ragazze dato che ha chiesto a Ghislaine (Maxwell) di fermarsi». Mentre nell’ultima conversazione, del dicembre del 2015, in cui gli interlocutori sono sempre Epstein e Wolff, quest’ultimo scrive a Epstein: «Ho sentito che la CNN ha intenzione di chiedere stasera a Trump del suo rapporto con te» «se fossimo in grado di elaborare una risposta per lui, quale potrebbe essere?» risponde, presumibilmente preoccupato, Epstein. «Penso che dovresti lasciare che s’impicchi da solo - replica Wolff - Se dice di non essere stato sull’aereo o a casa, allora questo ti dà una preziosa valuta politica e di pubbliche relazioni. Puoi impiccarlo in un modo che potenzialmente genera un beneficio positivo per te oppure, se sembra davvero che possa vincere, potresti salvarlo, generando un debito. Naturalmente, è possibile che, quando gli verrà chiesto, dica che Jeffrey è un bravo ragazzo, che ha subito un trattamento ingiusto ed è vittima del politicamente corretto, che sarà messo al bando dal regime di Trump».
«I Democratici hanno fatto trapelare selettivamente e-mail ai media liberali per creare una falsa narrazione volta a diffamare il presidente Trump - ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, citata da Politico - la “vittima anonima” a cui si fa riferimento in queste e-mail è la defunta Virginia Giuffrè, che ha ripetutamente affermato che il presidente Trump non era coinvolto in alcun illecito e “non avrebbe potuto essere più amichevole” con lei nelle loro limitate interazioni». Leavitt ha poi specificato che «resta il fatto che il presidente Trump ha cacciato Jeffrey Epstein dal suo club decenni fa perché si comportava in modo strano con le sue dipendenti, tra cui Giuffrè» e ha concluso dicendo che «queste storie non sono altro che tentativi in malafede di distogliere l’attenzione dai successi storici del presidente Trump».
Virginia Giuffrè, morta suicida lo scorso 25 aprile, ha pubblicato il 21 ottobre un memoir postumo “Nobody’s girl” scritto in collaborazione con l’autrice Amy Wallace. Nel libro Giuffrè racconta la lunga serie di abusi subiti dai facoltosi amici di Epstein, tra cui anche il principe Andrea che recentemente ha rinunciato al titolo di Duca di York e a cui Re Carlo ha tolto tutti gli altri titoli nobiliari.
Trump ha più volte fatto leva sulla pubblicazione degli Epstein Files nel corso della sua ultima campagna elettorale in quanto sarebbero stati coinvolti diversi esponenti democratici come l’ex presidente Bill Clinton o altri personaggi presi di mira dall’universo cospirazionista Maga. La stessa base elettorale di Trump ha iniziato a criticare il presidente per la mancata pubblicazione della lista a seguito del suo insediamento, nutrendo nuove teorie cospirazioniste, cavalcate anche da Musk durante lo scontro avuto con il presidente degli Stati Uniti dopo essere stato rimosso da capo del Doge.
Una nuova rivolta dello zoccolo duro Maga c’è stata a luglio, quando la procuratrice generale degli Stati Uniti a luglio dichiarò che «non esiste alcuna lista» portando anche esponenti che hanno sempre mostrato fedeltà a Trump, come Tucker Carlson, iniziare a domandarsi se il presidente non abbia mentito riguardo ai suoi rapporti con Epstein.


