Il Procuratore generale della Libia, Sadiq al Sour, ha incontrato il nuovo capo della Polizia giudiziaria, Abdel Fattah Dabdub, per affrontare le criticità cruciali relative all'esecuzione delle sentenze e all'amministrazione degli istituti penitenziari.

Al centro del colloquio si è posta la necessità di una revisione complessiva del sistema di correzione e riabilitazione, da attuare sia dal punto di vista istituzionale che del personale, in linea con gli standard nazionali e internazionali. Questa riforma sarà coordinata con il Centro di ricerca e formazione penale istituito dalla Procura generale, con l'obiettivo ultimo di rafforzare l'intera filiera della giustizia criminale.

Durante la riunione sono state esaminate le osservazioni presentate dal Dipartimento di ispezione della Polizia giudiziaria e dall'Unità di monitoraggio dei casi. Al Sour ha dato disposizioni affinché le questioni sollevate vengano affrontate entro tempi ragionevoli, ma «senza entrare in conflitto con le scadenze processuali previste dalla legge».

La tensione per il controllo delle carceri a Tripoli

L'incontro si inserisce in un più ampio percorso di riforma della Polizia giudiziaria promosso dal premier del Governo di unità nazionale, Abdulhamid Dabaiba. Nei giorni scorsi, Dabaiba aveva chiesto al generale Dabdub di completare l'assunzione del controllo delle carceri di Mitiga e Ain Zara a Tripoli.

Queste due strutture sono strategiche per la capitale e sono state a lungo al centro di frizioni istituzionali e di tensioni con la Forza speciale di deterrenza (Al Rada), storicamente influente sul complesso di Mitiga. Il premier ha sottolineato che la riforma dell'agenzia non è una misura temporanea, ma un percorso «costante per affermare la giustizia e consolidare lo Stato di diritto», con l'obiettivo di correggere le violazioni subite dai detenuti e perseguire i responsabili.

L'ombra del ricercato internazionale Osama Almasri

Sullo sfondo della riforma, permane l'ombra di Osama Najim al Almasri, ex responsabile della Polizia giudiziaria e figura centrale nella gestione del complesso di Mitiga. Almasri è ricercato dalla Corte penale internazionale (CPI) per presunti crimini di guerra e contro l'umanità, tra cui torture, violenze sessuali e omicidi di detenuti.

Non vi sono conferme ufficiali sulla sua presenza a Tripoli, ma secondo fonti locali l'ex capo della prigione si nasconderebbe nel quartiere di Suq al Juma, roccaforte storica della forza Al Rada.

Il suo nome è riemerso anche in una recente inchiesta della Procura militare di Tripoli, dopo lo smantellamento di una cellula armata nel quartiere di Hay al Andalus. L'operazione ha visto la morte di due agenti del ministero dell'Interno e tre miliziani, con due arresti. Le indagini preliminari indicano che il gruppo comprendeva ex detenuti e soggetti condannati, incluso un ex membro dello Stato islamico. Uno dei fermati avrebbe dichiarato di appartenere a una «unità» reclutata proprio da Almasri, con il compito di pianificare azioni ostili contro forze governative e alti funzionari della capitale.