Ha gli occhi stanchi, la bambina che insiste per prendere in mano quel cartello con su scritto no war con un pennarello nero. Lo gira e lo rigira, lo stringe a sé seduta sulle spalle del papà. Indossa un cappellino rosa, una felpa anchessa rosa e dei leggins blu. Il tutto colorato da piccoli cuoricini. Ma la guerra, si sa, non fa sconti a nessuno. La mamma è in Ucraina, era lì per prendersi cura della nonna malata e ora sta cercando di tornare, ma non è ancora chiaro se riuscirà a passare la frontiera con la Polonia o quella con la Romania. Una qualsiasi, purché riesca a scappare da quel terreno di guerra che Putin vuole far diventare il giardino di casa. Nipotina, papà e nonna paterna stanno invece partecipando alla manifestazione organizzata dalla comunità ucraina di Roma proprio sotto lambasciata russa, al grido di «Putin assassino» e «Ucraina libera». Ci sono centinaia di persone, molte strette tra le bandiere gialle e blu del loro paese. Ci sono donne e bambini, ragazzi e ragazze, giovani e vecchi. Poco più in là, il Partito democratico ha organizzato unaltra manifestazione. Arriva il segretario Enrico Letta, dice di essere lì «per dire no alla guerra e allinvasione russa» e poi lascia la parola al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e al presidente del Lazio, Nicola Zingaretti. Ci sono bandiere del Pd e di Azione, di +Europa e di Europa verde. Ci sono quelle dei sindacati e quelle della pace. Presenti anche alcuni esponenti di Italia viva, dopo che il leader Matteo Renzi, in mattinata, aveva ufficializzato le sue dimissioni dal board della società russa Delimobil. Ci sono, ovviamente, bandiere ucraine e italiane. «Lunità del mondo libero è fondamentale per battere la follia di Putin - spiega il leader dem - Ci saranno forse milioni di rifugiati e noi da subito dobbiamo dimostrare cosa significa laccoglienza: le sanzioni devono far male alla Russia e a Putin, devono mettere in ginocchio quel Paese, è lunico modo perché Putin si fermi». Quando Letta arriva al presidio è metà pomeriggio, in mattinata cè già stata la riunione del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica e un Consiglio dei ministri, al termine del quale il presidente del Consiglio, Mario Draghi, dice che «quanto succede in Ucraina riguarda tutti noi, il nostro vivere da liberi, la nostra democrazia. Subito dopo partecipa al G7 straordinario in videoconferenza, nel quale arriva laccordo per «sanzioni economiche e finanziarie severe e coordinate» e in cui si rimprovera a Putin di essere «dalla parte sbagliata della storia». Mentre la manifestazione prosegue e i partecipanti innalzano cartelli con il presidente russo paragonato a Hitler, al Quirinale si riunisce il Consiglio supremo di difesa, convocato durgenza dal presidente dal capo dello Stato, Sergio Mattarella. Nel comunicato che segue, linvasione russa viene definita «una grave e inaccettabile violazione del diritto internazionale e una concreta minaccia alla sicurezza e alla stabilità globali». Draghi lascia la riunione in anticipo e vola a Bruxelles, dove Charles Michel ha convocato un Consiglio europeo straordinario dal quale arriverà lokay alle sanzioni contro Mosca. Intanto in piazza ci sono donne in lacrime, signore che vivono in Italia da tempo e che ora vorrebbero solo tornare nel loro paese, per stare al fianco dei figli pronti ad andare in battaglia. Come Ina, 64 anni, a Roma da 22, o Alina, 56 anni, in Italia da 20. Hanno dato molto al nostro paese e alle nostre famiglie, ora decine di italiani portano la loro solidarietà contro linvasione russa. Certo le sanzioni faranno male anche allEuropa e faranno male soprattutto a Italia e Germania, i due paesi (tra i grandi) che più dipendono dal gas russo. Ma il limite è ormai stato superato, come testimonia anche la presa di posizione dei due partiti che in passato sono stati anche molto vicini a Mosca, cioè Fratelli dItalia e Lega. Giorgia Meloni garantisce a Draghi «massima disponibilità» dellopposizione, Matteo Salvini dice che «Putin ha torto». Ma per i manifestanti sotto lambasciata russa ormai ha poco senso, vogliono soltanto che «il dittatore sovietico» se ne vada e continuano a gridarlo, in italiano e in ucraino, mentre il cielo sopra Roma si tinge di rosso e il Colosseo sillumina di giallo e di blu.