A pochi giorni dalla caduta di Pedro Sánchez, il presidente del comitato del Psoe Javier Fernández dice che i socialisti potrebbero astenersi durante l'investitura del premier Rajoy. Non intendono assicurare la stabilità al governo del PP. Ma allo stesso tempo devono scongiurare le terze elezioni in un anno che, allo stato odierno e senza nemmeno un segretario generale, sarebbero potenzialmente disastrose per i socialisti.Podemos, con o senza elezioni, approfittando del caos che regna tra le fila socialiste, potrebbe divenire la seconda forza del paese, spezzando definitivamente il bipartitismo che regna in Spagna da decenni. Marcelo Expósito, deputato e segretario terzo alla camera dei deputati per En Comú Podem, coalizione elettorale formata da forze di sinistra in Catalogna tra cui Podemos e Esquerra Unida, artista e ex attivista dei movimenti del 15M, è convinto che il cambio di rotta è già in corso. Ma richiederà tempo, pazienza e duro lavoro.Il Pp, nonostante gli enormi scandali di corruzione continua ad essere saldamente il primo partito. Come spieghi questo successo? E come invertire la tendenza?È complicato, ma io credo che dobbiamo relativizzare la vittoria del Pp e smettere di domandarci perchè ancora non è crollato il governo Rajoy. Il Pp ha perso milioni di voti in questi ultimi anni, cosí come i socialisti. Parliamo di cifre vertiginose. Voglio dire con questo che è in atto una crisi di regime, da cui non può sbocciare immediatamente la novità. Eppure già molte cose si sono modificate. Prima di tutto la caduta elettorale dei due partiti che hanno monopolizzato la recente storia democratica spagnola e la fine del bipartitismo perfetto. Poi sottolinerei che la opposizione odierna non si fa più nelle strade, nelle piazze, nelle tribune televisive. È un'opposizione che si attua da dentro, dalle istituzioni. Sebbene sia un movimento non omogeneo, moltissime grandi città spagnole sono governate oggi da Podemos in coalizione con altre forze di sinistra: Barcellona, Badalona, Valencia, Madrid, Zaragoza, La Coruña, Santiago de Compostela, Cadice, più un numero indefinito di consiglieri a livello municipale. Io credo che questo già sia un cambio fondamentale e irreversibile. È vero che il PP continua ad avere più voti, ma credo che limitarci a questo significherebbe non osservare la mappa dall'alto. Molti cittadini hanno paura di un cambio reale che li porti dove non sanno che cosa accadrà, ma oggi più che in passato, il contrappeso istituzionale al bipartitismo è enorme. Bisogna avere pazienza e lavorare con serenità.Come spieghi il crollo di un milione di voti di Podemos da dicembre a giugno? Dipende, secondo te, da una rivoluzione dell'estetica e del linguaggio politico?Sempre c'è stato un dibattito nella sinistra sul linguaggio da adottare per trasformare la coscienza in forza elettorale. Non è un dibattito recente, comincia con il zapatismo in Messico. La sinistra si è domandata se la politica passa attraverso i contenuti, la sostanza, o la forma, e la risposta è che forma e linguaggio sono vitali. Io sono contrario alla politica che si riduce a pura performance, ma è vero che il problema dell'estetica tocca la sinistra dagli anni 80 ad oggi. Il zapatismo, maestro di un nuovo linguaggio politico, è pura forma? Chiaramente no, dato che è riuscito a autogestire un territorio enorme. È una transizione complessa passare dalle piazze occupate del 15M alle istituzioni. Piazze gremite di indignados contro la gestione liberale della crisi, piazze che hanno fatto il giro del mondo e hanno dato l'impulso a vari movimenti. La nostra rottura sostanziale è anche rottura simbolica e estetica dello spazio politico. Ma è una rottura che è stata voluta e alimentata da quelle stesse piazze piene di gente. Bisogna trovare un equilibrio tra vecchio e nuovo, attuare la rottura dei contenuti e delle forme con il vecchio regime politico, ma allo stesso tempo fare attenzione a non convertirci in un aneddoto folcloristico o esotico all'interno delle istituzioni. E ciò potrà avvenire solo attraverso la nostra capacità di far bene, di esser fedeli ai nostri elettori, di ascoltare la gente, di radicare i nostri programmi sui vari territori, insomma di essere competenti nel nostro lavoro.Dato lo stallo parlamentare che dura praticamente da un anno, credi che un cambio della legge elettorale può giovare e rendere più governabile il paese?La legge elettorale va cambiata. Come dovrebbe modificarsi l'insieme della legislazione che è stata l'impalcatura normativa dal regime politico dal 78, e forse terminando con la Costituzione Spagnola stessa. Dobbiamo rafforzare la sovranità politica dei singoli municipi. Bisognerebbe, in generale, cominciare un processo costituente che modifichi le norme di funzionamento istituzionale nonchè le relazioni tra società, cittadini e istituzioni. Ma tornando alla legge elettorale. La legge elettorale odierna è pensata per rafforzare il bipartitismo. Fu creata con l'intento di evitare un caos parlamentare, come succedeva in Italia per esempio, e di allontanare una sensazione di ingovernabilità dovuta alla complessità di composizione delle camere. È ora di fare un passo avanti.Terze elezioni in un anno? Con il caos che sta deflagrando nel partito socialista, potreste diventare la seconda forza del paese o addirittura?...A me personalmente risulta difficile pensare che andremo a terze elezioni. Molti colleghi ovviamente pensano il contrario. In questo momento terze elezioni sarebbero una scommessa esclusiva del partito di Rajoy. Ritengo che né i socialisti né noi di Podemos desideriamo terze elezioni. E nemmeno la quarta forza Ciutadanos. Come scongiurare terze elezioni? Con la caduta di Pedro Sánchez e l'impossibilità di proporre un governo alternativo a quello del Pp, l'unica opzione disponibile è che PP e PSOE trovino un accordo. Certo, non è una buona opzione, pensare che avremo di nuovo un governo con Rajoy presidente. L'unico aspetto positivo è che non saremmo di fronte a una maggioranza monocolore nella camera. Ciò non dovrà sfociare nell'ingovernabilità, ma piuttosto in una situazione che per la prima volta obbliga le forze al dialogo. La seconda notizia relativamente positiva è che non credo che un governo del genere possa mantenere il timone a lungo, per quattro anni.La popolarità dell'Europa sembra ai minimi storici, come guarda Podemos a Bruxelles? E che cosa si dovrebbe fare per la crisi umanitaria dei rifugiati?Podemos è sempre stata una forza politica con profonde convinzioni europeiste. Se è vero che c'è una parte del movimento contro la crisi e a favore di un cambio radicale con eventuale uscita dall'euro, non dimentichiamo che Podemos irrompe durante le elezioni europee con un discorso di Pablo Iglesias che evoca un'Europa liberatrice, fraterna con gli altri continenti, contro l'autoritarismo, il fascismo. Iglesias nominó i partigiani italiani e le lotte di liberazione in tutta Europa. Riguardo il caso dei rifugiati invece, bisogna dire che, gran parte del senso comune che spinge affinché la politica spagnola cambi rotta deriva direttamente dal comune di Barcellona e dall'idea di organizzare una rete di città-rifugio. Se avverrà un cambio di governo centrale, non ci sono dubbi che la politica di accoglienza sarà invertita. In primis dal basso, attraverso il formare le coscienze dell'obbligo, da parte dell'Europa, di accogliere i rifugiati secondo quanto dichiarano i convegni e i diritti internazionali. E dall'alto, dando leggittimità politica, strumenti e autonomia ai singoli municipi affinché possano gestire, secondo le proprie possibilità, la crisi umanitaria in corso.