«Pellegrino di pace in questo Paese giovane e antico, moderno e ricco di tradizione, sono onorato di percorrere le vie dell’incontro e dell’amicizia, che generano speranza. Il grande cielo terso, che abbraccia la terra mongola, rischiari nuovi sentieri di fraternità», lo ha scritto Papa Francesco nel Libro d’Onore nel Palazzo del governo della

Mongolia. Il Pontefice nel suo discorso davanti alle autorità, la società civile e il Corpo diplomatico nella sala "Ikh Mongol” del Palazzo di Stato ha detto: «La Mongolia non è solo una nazione democratica che attua una politica estera pacifica, ma si propone di svolgere un ruolo importante per la pace mondiale. Sono onorato di essere qui, felice di aver viaggiato verso questa terra affascinante e vasta, verso questo popolo che ben conosce il significato e il valore del cammino. Lo rivelano le sue dimore tradizionali, le ger, bellissime case itineranti», ha sottolineato il Pontefice. «Immagino di entrare per la prima volta, con rispetto ed emozione, in una di queste tende circolari che punteggiano la maestosa terra mongola, per incontrarvi e conoscervi meglio. Eccomi dunque all’ingresso, pellegrino di amicizia, giunto a voi in punta di piedi e con il cuore lieto, desideroso di arricchirmi umanamente alla vostra presenza», ha aggiunto.

Il 43.mo viaggio apostolico del pontificato di papa Francesco è iniziato ieri e si concluderà lunedì 4 settembre. Il primo viaggio di un Papa in questa terra dell’Asia centrale, come ricordato già nei giorni scorsi e come ripetuto da radio e televisioni locali che rimarcano il carattere “storico” della visita.

«Diamoci da fare insieme per costruire un avvenire di pace». È l’appello di Papa Francesco lanciato nel discorso alle autorità, la società civile e il Corpo diplomatico della Mongolia. «Nei secoli, l’abbracciare terre lontane e tanto diverse mise in risalto la non comune capacità dei vostri antenati di riconoscere le eccellenze dei popoli che componevano l’immenso territorio imperiale e di porle al servizio dello sviluppo comune», ha sottolineato il Pontefice che ha definito questo «un esempio da valorizzare e da riproporre ai nostri giorni».

«È bello che la Mongolia sia un simbolo di libertà religiosa. Nella contemplazione degli orizzonti sterminati e poco popolati da esseri umani, si è affinata nel vostro popolo una propensione al dato spirituale, a cui si accede dando valore al silenzio e all’interiorità», ha detto ancora Papa Francesco nel suo discorso alle autorità della Mongolia. «Davanti al solenne imporsi della terra che vi circonda con i suoi innumerevoli fenomeni naturali, nasce anche un senso di stupore, il quale suggerisce umiltà e frugalità, scelta dell’essenziale e capacità di distacco da tutto ciò che non lo è. Penso al pericolo rappresentato dallo spirito consumistico che oggi, oltre a creare tante ingiustizie, porta a un individualismo dimentico degli altri e delle buone tradizioni ricevute».

Papa Francesco nel suo discorso ha sottolineato che «la comunità cattolica mongola è lieta di continuare ad apportare il proprio contributo. Essa ha cominciato, poco più di trent’anni fa, a celebrare la sua fede proprio all’interno di una ger e pure la cattedrale attuale, che si trova in questa grande città, ne ricorda la forma. Sono segni del desiderio di condividere la propria opera, in spirito di servizio responsabile e fraterno, con il popolo mongolo, che è il suo popolo», ha sottolineato il Pontefice che si è detto «contento che la comunità cattolica, per quanto piccola e discreta, partecipi con entusiasmo e impegno al cammino di crescita del Paese, diffondendo la cultura della solidarietà, del rispetto per tutti e del dialogo interreligioso, e spendendosi per la giustizia, la pace e l’armonia sociale».