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Associated Press/LaPresse
Harvard porta l’amministrazione Trump in tribunale. I rappresentanti legali dell’Ateneo hanno depositato la causa presso la Corte federale di Boston. La decisione giunge il giorno successivo all’annuncio, da parte del Dipartimento di sicurezza interna Usa, di revocare ad Harvard la licenza per poter iscrivere studenti stranieri, che al momento rappresentano quasi il 30% del corpo discente dell’ateneo.
Protezionismo accademico ed economico, Trump ha infatti annunciato dazi al 50% per l’Ue a partire dal 10 giugno, per compensare, nelle parole del presidente, un disavanzo commerciale per gli Usa di più di 250 milioni di dollari. E poche ore dopo la giudice federale del Massachussetts ha accolto il ricorso, sospendendo Allison Burroughs, per il momento, la controversa misura.
«Con un colpo di penna», si legge nella causa, «il governo ha cercato di cancellare un quarto del corpo studentesco di Harvard, studenti internazionali che contribuiscono in modo significativo all'Università e alla sua missione». La notizia della causa è stata subito commentata dalla Casa Bianca, «Se solo ad Harvard importasse così tanto di porre fine al flagello degli agitatori anti-americani, antisemiti e pro-terroristi nel loro campus non sarebbero in questa situazione per cominciare», ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca, Abigail Jackson, «Harvard dovrebbe spendere il loro tempo e le risorse sulla creazione di un ambiente sicuro campus invece di presentare cause frivole».
La revoca da parte del dipartimento di sicurezza è solo l’ultimo atto ostile perpetrato dalla corrente amministrazione nei confronti di Harvard. Nel corso del 2024 e nei primi mesi del 2025 ad Harvard, come in molte altre università degli Usa e del mondo, si sono tenute proteste in favore del popolo palestinese. Nel corso di queste manifestazioni, alcuni studenti ebrei dell’ateneo hanno segnalato un clima ostile fatto di slogan antisemiti e intimidazioni. Subitanee sono state le polemiche e le accuse di fomentare l’antisemitismo nei confronti dell’università, fattesi tanto insistenti da portare l’allora presidente, Claudine Gay, alle dimissioni. Una volta insediatasi, l’amministrazione Trump ha iniziato la sua battaglia alla più antica università degli Stati Uniti.
Nello scorso aprile, il governo presieduto dal 47’ presidente Usa, ha congelato 2,2 miliardi di dollari di sovvenzioni e 600 milioni di dollari di contratti all’ateneo, e altri 9 miliardi in sovvenzioni e contratti, destinati ad Harvard, sarebbero a rischio. La ragione del congelamento? Essersi rifiutato di accettare le richieste del governo relative all’eliminazione dei programmi di diversità, uguaglianza e inclusione (Dei).
Sempre ad aprile, precisamente il 16, la segretaria alla Sicurezza interna, Kristi Noem, ha chiesto ad Harvard di fornire al dipartimento di Sicurezza interna Usa informazioni sulle cattive condotte e sugli atti criminali compiuti da studenti stranieri dell’ateneo. Noem ha avvertito che il rifiuto ad ottemperare alla richiesta avrebbe comportato la cessazione del programma Sevp (Student and Exchange Visitor Program).
«Questa amministrazione ritiene Harvard responsabile di promuovere la violenza, l'antisemitismo e il coordinamento con il Partito comunista cinese sul suo campus», ha dichiarato Noem, «È un privilegio, non un diritto, per le università di iscrivere studenti stranieri e beneficiare dei loro contributi universitari più elevati per aiutare a riempire i loro fondi multimilionari. Harvard ha avuto molte opportunità di fare la cosa giusta. Si è rifiutata. Hanno perso la loro certificazione del programma per studenti e visitatori di scambio a causa della mancata osservanza della legge. Che questo serva da avvertimento per tutte le università e gli istituti accademici di tutto il paese».
Gli studenti di nazionalità cinese iscritti ad Harvard sono 1390 e rappresentano il 20% degli studenti stranieri iscritti presso l’ateneo. Questi, come tutti gli altri studenti stranieri che frequentano l’università con sede a Cambridge in Massachusetts, dovranno scegliere se trasferirsi presso un altro ateneo o perdere il loro status legale.
Immediata la reazione della Cina. «La cooperazione educativa tra la Cina e gli Stati Uniti è reciprocamente vantaggiosa», ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Mao Ning, «La parte cinese si è sempre opposta alla politicizzazione della cooperazione nel settore dell'istruzione. L'azione intrapresa da parte degli Stati Uniti danneggerà solo l'immagine e la posizione internazionale degli Stati Uniti».
Posizione sempre più delineata dal cashflow commerciale, anche a discapito di alleanze storiche con partner strategici, come quella con l’Ue. «L'Unione europea, che è stata costituita con lo scopo principale di trarre vantaggio dagli Stati Uniti sul commercio, è stata molto difficile da affrontare», ha scritto Trump su Truth, «Raccomando una tariffa del 50% per l'Unione europea, a partire dal 10 giugno 2025. Non vi è alcuna tariffa se il prodotto è costruito o fabbricato negli Stati Uniti. Grazie per la vostra attenzione a questo problema», ha concluso Trump.