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L’ipotesi di dover chiudere Facebook e Instagram in Europa si fa strada, ma viene velocemente smentita. È solo l’ultimo capitolo dello scontro tra Big Tech e Bruxelles, che ha messo al centro della propria politica digitale la privacy e la protezione dei dati. L’allarme - presto rientrato - scatta sui media dopo che il sito di Mashable ha ripreso il rapporto di Meta, la holding cui fanno capo Facebook e Instagram, alla Securities and Exchange Commission (Sec), depositato giovedì, in cui si legge: «Se una nuova cornice transatlantica sul trasferimento di dati» nei server statunitensi «non viene adottata», «probabilmente non saremo in grado di offrire alcuni dei nostri prodotti e servizi più significativi, inclusi Facebook e Instagram, in Europa, fatto che influirebbe materialmente e negativamente sulla nostra attività, sulla nostra condizione finanziaria e sui risultati delle nostre operazioni». Dopodiché, da Menlo Park hanno fatto sapere che «non abbiamo assolutamente alcun desiderio e alcun piano di ritirarci dall’Europa, semplicemente Meta, come molte altre aziende, organizzazioni e servizi, si basa sul trasferimento di dati tra l’Ue e gli Stati Uniti per poter offrire servizi globali». Nuove frizioni che hanno a che fare con i metodi di gestione dei dati, un fronte che sta creando nuovi problemi a Meta, da quando Apple ha adottato una stretta nel sistema di raccolta da quando ha rilasciato iOS 15. L’ultima versione del sistema operativo che gira sui dispositivi di Cupertino permette di impedire il tracciamento, elemento chiave per la vendita dei metadati pubblicitari al centro dei ricavi pubblicitari di Facebook e Instagram (tra gli altri). «Come altre aziende - ha precisato il portavoce di Meta - per fornire un servizio globale, seguiamo le regole europee e ci basiamo sulle clausole contrattuali tipo (standard contractual clauses) e su adeguate misure di protezione dei dati. Le aziende, fondamentalmente, hanno bisogno di regole chiare e globali per proteggere a lungo termine i flussi di dati tra Stati Uniti e Ue, e come più di 70 altre aziende in una vasta gamma di settori, mano mano che la situazione si evolve, stiamo monitorando da vicino il potenziale impatto sulle nostre operazioni europee». In occasione della Giornata della protezione dei dati, celebrata lo scorso 28 gennaio, la vicepresidente Ue per i valori e la trasparenza, Vera Jourovß, e il commissario per la Giustizia, Didier Reynders hanno affermato che «il trattamento dei dati personali dovrebbe essere concepito per servire la società e rispettare i diritti delle persone. Iniziative come il prossimo Data Act o il Data Governance Act contribuiscono a creare un quadro per l’accesso e l’uso dei dati più chiaro ed equo, offrendo alle aziende e ai privati europei un maggiore controllo sui propri dati e rendendo disponibili più dati per l’uso, anche per il bene pubblico».