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Un Paese allo stremo, una cura che non funziona. Non sarà certo lattesa decisione, presa ieri a Bruxelles dai ministri delle Finanze dellArea Euro, di dare il via libera alla seconda tranche del terzo piano di aiuti internazionali per 86 miliardi di euro, a risollevare le sorti economiche e finanziarie della Grecia. Ne è convinto oramai anche il Fondo Monetario Internazionale che, a sorpresa, sostiene adesso la richiesta avanzata dal premier greco Alexis Tsipras di una ristrutturazione del debito, nella consapevolezza che andando avanti di questo passo Atene non uscirà mai dalla crisi. Basti pensare che i cinque miliardi di euro appena sbloccati verranno in gran parte utilizzati dalla Grecia per ripagare non solo titoli a brevissimo termine tra giugno e luglio prossimi, ma soprattutto i 2,2 miliardi di bond detenuti dalla Bce in scadenza il prossimo 20 luglio. Il rischio di default viene così allontanato ma a che prezzo?Per ottenere questa ulteriore tranche di aiuti, Tsipras è stato costretto a varare la notte scorsa nuovi interventi sulle pensioni e sul fisco che si inseriscono in un pacchetto più ampio di risparmi per 5,4 miliardi di euro, concordato con lUe e il Fmi. Misure che hanno scatenato ulteriori proteste della popolazione, ridotta allo stremo da anni di sacrifici, con manifestazioni di piazza nella capitale e a Salonicco. Tsipras ha scelto di agire in modo socialmente equo, incrementando le tasse per i cittadini a medio e alto reddito. Il governo greco ha anche deciso la fusione di diversi fondi pensione ed è stato fissato un massimale mensile per lassegno pensionistico di 2.300 euro, limite innalzato a 3mila euro per chi riceve più di una pensione. Il paradosso è che in Grecia, un Paese ancora in recessione, le pensioni rappresentano una fonte di sostegno importante per la traballante economia del Paese nonché per il fisco stesso, infatti le pensioni contano per il 15% del Pil. È perciò evidente che proseguire sulla strada dellausterity e dei tagli al sistema previdenziale rischia di essere controproducente. Che le ricette della troika non stiano dando i risultati sperati lo dimostrano le ultime stime di Bruxelles secondo cui il Pil ellenico si contrarrà dello 0,3% nel 2016, malgrado il vento di leggera ripresa che spira in Europa.In un contesto del genere è irrealistico pensare, osserva il Fmi, che la Grecia possa centrare lobiettivo di finanza pubblica imposto dai creditori, ossia un attivo di bilancio primario del 3,5% nel 2018. Da qui la clamorosa lettera inviata la settimana scorsa allEurogruppo con cui lorganismo di finanza internazionale guidato da Christine Lagarde ha chiesto che si discuta fin da subito dellipotesi di concedere alla Grecia un alleggerimento del debito pubblico. Proposta accolta però con freddezza dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble. Più ottimista litaliano Pier Carlo Padoan: «Ci saranno dei passi in avanti ha dichiarato il ministro giungendo a Bruxelles - e se saranno definitivi lo vedremo, in ogni caso cè una riunione formale dellEurogruppo già fissata tra quindici giorni». Padoan esclude tuttavia un taglio secco (haircut) del debito greco, mentre ritiene possibili «operazioni relative al profilo del debito», ossia su modalità e tempi di restituzione del debito stesso.