Al Senato, fronte ribollente ddl Zan, il Pd si sente chiuso nella trappola costruita da Matteo Renzi. Ieri la richiesta di sospensiva, che avrebbe sepolto la legge, è stata respinta per un solo voto, anche se i senatori di Iv avevano votato contro la sospensiva: troppe le assenze, soprattutto nelle file dei 5S e non si tratta in molti casi di assenze casuali. In queste condizioni, sperare che la legge non esca modificata dal voto segreto significa puntare sul miracolo. Renzi e Salvini si muovono in modo coordinato, usano quasi le stesse parole. La Lega fa sapere che non presenterà una valanga ostruzionistica di emendamenti: pochi, strategici e mirati. Dovrebbe essere il segno di un accordo già stretto con Renzi per far passare i più nevralgici tra quegli emendamenti. Poi saranno gli stessi Mattei a confermare l'impegno, già assunto da entrambi uno dopo l'altro in aula martedì, a far passare rapidamente la legge modificata alla Camera.

In questa situazione, con l'ombra di una devastante sconfitta sempre più incombente, sono sempre più numerosi i senatori del Pd che spingono per un accordo in extremis e la disgregazione difficilmente evitabile se i tempi saranno lunghi e, a causa dell'ingolfamento dovuto ai numerosi decreti in scadenza, la Zan arriverà ai voti solo in settembre. In sé non sarebbe un esito a priori negativo, ma dopo aver difeso a voce altissima l'intangibilità assoluta del testo oggi quella disponibilità alla mediazione per cui premono molti senatori sarebbe una rotta.

Il vicolo cieco era tutt'latro che imprevedibile. Al contrario era stato previsto da senatori della maggioranza che avevano inutilmente chiesto al Pd di mettere a punto un ' piano B' per farsi trovare pronto nel caso succedesse quel che tutti sapevano sarebbe successo. Per la seconda volta nel giro di qualche mese il Pd, cioè quello che dovrebbe essere il più strutturato ed esperto tra i partiti italiani, non è stato in grado di reagire all'offensiva di Renzi dispiegando una strategia politica. Dopo aver fatto quadrato intorno al governo Conte bis salvo poi definirsi il più saldo sostegno del governo imposto da Renzi al posto di quello già indicato come l'ultima invalicabile trincea arriva ora il turno del ddl Zan.

Non sarà l'ultima voce nella dolente nota. In materia di giustizia le cose promettono di andare anche peggio, perché senza una accorta regia politica della quale al momento non c'è traccia, il Pd di Letta e i 5S di Conte inaugureranno la loro alleanza con uno scontro frontale che li vedrà contrapposti: Conte non può rinunciare a combattere con tutti i mezzi quella riforma, Letta non può che difenderla a spada tratta. Inutile aggiungere che per le azioni da guastatore di Renzi quello sarebbe il terreno ideale.

Non c'è da stupirsi se l'ex segretario è diventato per il Pd un incubo. L'insofferenza è rivolta alla persona non solo alla linea politica. I fischi quando prende la parola in aula non sono solo la solita messa in scena parlamentare, denotano un'esasperazione reale. Ma l'ira è una cattiva consigliera e lo è anche la speranza che presto, dopo le prossime elezioni, Renzi svanisca come un brutto sogno. Che Renzi miri a sabotare, danneggiare e smantellare il Pd è certo, ma lo fa adoperando le armi della politica: cercando e trovando alleanze, impostando strategie. Il Pd, al contrario, non sembra in grado di reagire con quelle armi, trincerandosi solo dietro posizioni di bandiera come il più inetto e inesperto tra i partiti.

La stessa speranza di una uscita di scena miracolosa di Renzi con le prossime elezioni non è affatto una garanzia. L'ex premier è previdente. Il gioco di sponda con la Lega inaugurato con la nascita del governo Draghi e confermato nonché rinsaldato con la manovra sul ddl Zan serve anche a permettere a Renzi di restare in gioco anche nella prossima legislatura. La soluzione sarebbe dunque, per il Pd, decidersi a fare politica, a trattare se necessario, comunque a considerare Renzi una delle forze in campo invece di provare a esorcizzarne la presenza come ha fatto, con risultati devastanti, nell'ultimo anno.