La ripresa economica dell’Eurozona è rallentata in maniera significativa». La sentenza arriva direttamente dal presidente della Bce, Mario Draghi, il quale, nell’audizione che ha tenuto davanti alla Commissione Economia del Parlamento europeo, ha parlato di uno stop ancora più accentuato rispetto alle previsioni delle scorso mese.

La crescita del Pil dell’Eurozona nel 2019 è ora stimata all’ 1,1 per cento, con un calo di 0,6 punti dalle previsioni di dicembre. Tale crescita dovrebbe attestarsi all’ 1,2 per cento nel 2020, ovvero di 0,5 punti percentuali rispetto alla previsioni precedenti.

Secondo Draghi, il rallentamento della crescita sarebbe dovuto in particolare all’andamento del commercio internazionale, in particolare a fronte delle incertezze legate al protezionismo.

Draghi ha poi “puntato il dito” verso la Germania.

«I paesi che hanno un settore manifatturiero molto sviluppato sono i più vulnerabili nell’attuale congiuntura economica», ha detto il presidente della Bce. Il quale ha poi ammesso che «la Germania è oggi uno dei paesi dell’area euro maggiormente colpiti dal rallentamento della crescita». Draghi ha osservato che il settore dei servizi nella zona euro «continua ad essere resiliente» ma, nonostante ciò, il persistere delle debolezze nel settore manifatturiero rischia di contagiare anche altri settori dell’economia. Per quanto riguarda l’inflazione, ha proseguito Draghi, questa è attesa ad una media dell’ 1,2 per cento nel 2019, all’ 1 per cento nel 2020 ed all’ 1,5 per cento nel 2021, «molto al di sotto dell’obiettivo di medio termine del Comitato dei governatori, ma vicino al 2 per cento».

E nell’invocare un ruolo maggiore delle politiche fiscali dei singoli paesi, Draghi ha specificato: «Non intendo affatto dire che la politica monetaria abbia finito gli strumenti a propria disposizione o che la sua efficacia sia esaurita, ma solo ricordare che se le politiche di bilancio saranno attive quelle monetarie funzioneranno meglio».

Dall’Ue all’Italia dove, dopo l’Istat, anche la Banca d’Italia rivede le stime del debito delle amministrazioni pubbliche alla luce del nuovo Manuale dell’Eurostat ( Mgdd). Con riferimento agli anni più recenti, rispetto ai dati diffusi lo scorso 15 settembre, il debito è stato complessivamente rivisto al rialzo di 58,3 miliardi nel 2018, pari al 134,8% del pil ( in precedenza si attestava al 132,2%).

Spiega nel suo report la Banca d’Italia in un comunicato precisando che la revisione riflette sostanzialmente l’effetto del differente criterio di valutazione dei Bpf.