Alcuni avvocati lo hanno definito il “giovedì nero della gioventù russa”. I legali delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani “Walk through the forest” e “Movimento degli obiettori di coscienza” hanno segnalato massicci raid della polizia, due giorni fa, a Mosca e in altre città per notificare l’ordine di arruolamento nelle forze armate. La guerra in Ucraina, entrata in «una nuova fase» - come ha detto ieri il presidente Zelensky -, prosegue senza sosta, nonostante i rigori di un inverno che si annuncia particolarmente freddo, e serve un ricambio continuo al fronte. Per questo è necessario allertare e chiamare alle armi il maggior numero di persone. L’ondata di arruolamenti forzati in Russia è confermata anche dal Memorial Center, impegnato da tanti anni nella difesa dei diritti umani. I coscritti vengono condotti con la forza dalla polizia negli uffici di registrazione e arruolamento militare. In diversi casi si segnalano violenze sui futuri soldati russi. Da quanto si apprende (Il Dubbio del 10 novembre) molte persone sono state prelevate per strada o in casa per la notifica dell’arruolamento. «Stiamo notando – riferisce un avvocato di Memorial - che è in corso il tentativo di arruolare con la forza anche le persone che si avvicinano al limite massimo di età. In precedenza, le autorità hanno cercato di aggirare la normativa vigente con lo svolgimento delle attività di leva in un giorno solo, senza visite mediche obbligatorie, così come richieste dalla legge». Proprio per l’eccessiva frettolosità e improvvisazione degli arruolamenti la rete degli avvocati che assiste i coscritti continua a fornire assistenza legale e consigli utili. Tra questi quello di raccogliere la documentazione medica per consentire di opporsi alla chiamata alle armi con la raccomandazione di consegnare una copia di tutti i documenti ai familiari in caso di accompagnamento coatto nei distretti militari.

La rete di avvocati “Richiamo alla coscienza”, che assiste i coscritti e gli obiettori, continua ad affrontare una serie di casi di cittadini russi contrari ad andare a combattere. Radomir (il nome è di fantasia) è un obiettore di coscienza di Donetsk. È fuggito dall'ufficio di registrazione e arruolamento militare e ha chiesto di essere difeso da “Richiamo alla coscienza”. «Non sostengo la guerra – commenta Radomir - e voglio solo che ci sia pace a Donetsk. La guerra ci sta allontanando da tutto e da tutti. Voglio visitare i miei parenti a Kharkiv e Kiev. Una delle cose più semplici che si potessero fare prima della guerra, ma che adesso è praticamente impossibile. Sono nato e cresciuto a Donetsk. Quando la Russia iniziò nel 2014 l’occupazione del Donbass, avevo solo 12 anni. Per molto tempo non ha voluto ricevere un passaporto della Repubblica popolare del Donetsk. Alla fine, però, sono stato costretto a prendere un passaporto russo per poter lasciare la mia città».

Andare a Mosca non è stata una mossa azzeccata da parte di Radomir. Il giovane si è sistemato in un ostello, sperando di rifarsi una vita. Si è pentito di questa scelta. «Il 23 novembre – racconta l’obiettore di coscienza -, alle 6.30 del mattino hanno fatto irruzione alcuni dipendenti dell'ufficio di registrazione e arruolamento militare accompagnati dalla Guardia nazionale. Hanno chiesto a tutti i passaporti e le carte d'identità militari. Siamo stati portati con la forza nell'ufficio di registrazione e arruolamento. Qui sono stato interrogato e mi è stato comunicato che mi avrebbero arruolato entro un giorno, nonostante i miei problemi di salute».

Con la scusa di fumare una sigaretta Radomir è riuscito a scappare. Una scelta che per la seconda volta gli ha cambiato la vita. Si è rivolto agli avvocati di “Richiamo alla coscienza” per farsi assistere e motivare nel migliore dei modi il suo rifiuto ad arruolarsi. «La nostra attività – afferma un avvocato di “Richiamo alla coscienza” – non si limita solo alla mera attività difensiva ed assistenza tecnica. La nostra rete è impegnata anche nella raccolta fondi per una logistica sicura a chi non vuole andare al fronte». Leonid Solovyov, da poco più di un mese nuovo difensore dell’oppositore Alexei Navalny, interpellato dal Dubbio su quanto sta accadendo non si scompone più di tanto. «Purtroppo – dice – anche la notizia degli arruolamenti forzati in Russia è una triste realtà del mio Paese».