Oltre duecento avvocati britannici hanno firmato una lettera indirizzata al primo ministro Rishi Sunak, a James Cleverly (ministro degli Esteri) e a Grant Schapps (segretario alla Difesa), chiedendo al governo di Sua Maestà di sostenere il cessate il fuoco a Gaza. Una presa di posizione forte e coraggiosa in questo delicato momento storico in cui siamo “bombardati” da tanti commentatori che vestono i panni dei tifosi e dimenticano, spesso, gli strumenti più importanti che dovrebbero essere utilizzati, quelli del diritto internazionale.
«In qualità di professionisti del diritto, accademici ed ex membri della magistratura del Regno Unito – si legge nel documento -, impegnati a sostenere lo Stato di diritto sia a livello nazionale che internazionale, invitiamo il governo del Regno Unito ad agire urgentemente per adempiere ai suoi obblighi legali internazionali in relazione al conflitto sempre più grave in Medio Oriente. Nel fare ciò, siamo profondamente consapevoli che molte persone nel Regno Unito, inclusi israeliani e palestinesi, e quelli che appartengono alle più ampie comunità ebraiche, arabe e musulmane, hanno stretti legami con la regione, ed esprimiamo la nostra solidarietà a tutti loro, in particolare alle persone in lutto e a quelle i cui cari sono ancora in grave pericolo. Ci sentiamo di intervenire perché in una regione già abituata a grandi sofferenze la morte e gli altri danni arrecati a individui, famiglie e intere comunità negli ultimi venti giorni sono stati davvero terribili». Tra i firmatari della lettera di nove pagine, ricca di richiami giurisprudenziali, troviamo anche i professori di Oxford Guy S. Goodwin-Gill (emerito di diritto Internazionale dei rifugiati) e Cathryn Costello, Conor Gearty della London School of Economics e Triestino Mariniello della Liverpool John Moores University (intervistato dal Dubbio il 26 ottobre).
Gli avvocati ripercorrono in fatto e in diritto le vicende che stanno interessando Israele e la Striscia di Gaza a partire dal 7 ottobre scorso. Sottolineano che «la commissione ad opera di una delle parti in conflitto, compreso un gruppo armato, di gravi violazioni del diritto internazionale umanitario non giustifica la commissione di ulteriori violazioni da parte di un altro soggetto». «Gli attacchi di Hamas contro i civili israeliani – rilevano i giuristi britannici - costituiscono gravi violazioni del diritto internazionale. Il diritto internazionale vieta severamente di prendere di mira i civili, l'uso indiscriminato di armi, gli omicidi e la presa di ostaggi, come anche affermato dal Segretario generale delle Nazioni Unite».

Un passaggio viene dedicato all’eventuale intervento della Corte penale internazionale, considerato che la Palestina ha sottoscritto lo Statuto di Roma. Dunque, i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità commessi da cittadini palestinesi, compresi gli attacchi contro i civili e la presa di ostaggi, rientrerebbero per materia nella giurisdizione della Corte dell'Aja. Significativo il paragrafo intitolato “Il diritto internazionale umanitario non viene rispettato”. «Il diritto internazionale umanitario – aggiungono i 250 avvocati britannici - impone alle parti in conflitto armato di distinguere tra civili e beni civili da un lato e combattenti e obiettivi militari dall’altro, vietando sia gli attacchi diretti contro i civili e i beni civili, sia i mezzi e i metodi di una guerra che può portare ad attacchi indiscriminati. Affamare una popolazione civile, come metodo di guerra, compreso l’impedimento intenzionale di adeguati aiuti umanitari, come sta facendo Israele a Gaza, è severamente proibito ai sensi del diritto internazionale consuetudinario. Tale metodo, inoltre, è stato fermamente condannato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e costituisce un crimine di guerra».
Tra le richieste urgenti al governo britannico l’impegno a far rispettare e a garantire il diritto umanitario internazionale, come previsto dalle Quattro Convenzioni di Ginevra. «Invitiamo il governo del Regno Unito – concludono gli avvocati britannici - ad esercitare urgentemente la propria influenza per garantire un cessate il fuoco a Gaza e in Cisgiordania, a garantire la fornitura urgente e adeguata di cibo, carburante, medicine e altra assistenza umanitaria a Gaza e a ripristinare la distribuzione di acqua ed elettricità. Chiediamo al governo di fare tutto il possibile per garantire la restituzione urgente degli ostaggi. Chiediamo, inoltre, al governo di fermare immediatamente l’esportazione di armi dal Regno Unito a Israele, dato il rischio evidente che possano essere utilizzate per commettere gravi violazioni della normativa internazionale». La comunità giuridica d’oltremanica ipotizza una complicità, con forme varie di sostegno, nelle atrocità in corso nella Striscia di Gaza. Ecco perché, per evitare ulteriori spargimenti di sangue e sofferenze nella regione, si appellano al senso di responsabilità di Londra e dell’intera comunità internazionale.