Le recenti incursioni dei partigiani russi nel territorio di Mosca sembrano essere state lanciate con l’intento di scuotere l’opinione pubblica alla vigilia delle elezioni in Russia, che si terranno da oggi venerdì 15 a domenica 17 marzo.

Putin, una vittoria scontata

Il presidente Vladimir Putin, la cui vittoria è già stata data per scontata, vista l’esclusione dei leader dell’opposizione dalla corsa al Cremlino, ha lanciato un appello agli elettori, invitandoli a recarsi alle urne per «esprimere la propria posizione civica e patriottica per il futuro di successo della nostra amata Russia». «Solo voi, cittadini russi, determinate il destino della Patria», ha aggiunto Putin, «non dovete semplicemente esprimere il vostro voto, ma dichiarare fermamente la vostra volontà e aspirazioni, il vostro coinvolgimento personale nell’ulteriore sviluppo della Russia. Le elezioni sono un passo nel futuro».

Russia al voto, a Mosca si attendono proteste

Nel frattempo le autorità si stanno preparando a fronteggiare possibili “eventi di massa” durante il voto, come quello chiesto dal movimento d’opposizione legato al defunto Alexei Navalny. La moglie Yulia e il gruppo di dissidenti a lui vicini hanno infatti invitato i russi a recarsi alle urne in contemporanea il 17 marzo alle 12, in segno di unità. La procura di Mosca ha avvertito che «queste azioni illegali saranno punibili penalmente».

«Spaventare l’opposizione russa e impedirle di agire durante le elezioni presidenziali» sarebbe, secondo il governo della Lituania, anche il motivo dietro all’aggressione contro Leonid Volkov, stretto alleato di Navalny, preso a martellate vicino alla sua casa nel Paese baltico. Vilnius non ha dubbi che a organizzarlo siano stati i servizi segreti russi. Il ministero degli Esteri ucraino ha definito le elezioni “una farsa” e ha invitato la comunità internazionale a non riconoscerne i risultati.

Morto improvvisamente il vicepresidente di Lukoil

A meno di 24 ore dall’apertura dei seggi è stata resa nota anche la morte all’età di 54 anni del vicepresidente di Lukoil Vitaly Robertus. A darne notizia è lo stesso colosso petrolifero russo che ha parlato di “morte improvvisa” del dirigente il 13 marzo, ricordandolo come «un leader di talento, una persona versatile e un compagno comprensivo».

Sulla sua morte aleggia l’ombra del suicidio. Ipotesi avvalorata da alcuni media indipendenti che hanno raccontato che Robertus aveva detto di non sentirsi bene e aveva chiesto delle pillole per il mal di testa. Poi si era chiuso nel suo ufficio in Sretensky Boulevard a Mosca, dove i dipendenti, non avendo più sue notizie da ore, hanno fatto irruzione, trovandolo impiccato.