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Nel carcere di Trieste si vive una doppia pena. I tanti detenuti in attesa di giudizio, ristretti in una cella, nella solitudine in cui la clessidra è il punto di arrivo dello sguardo di una vita, sono costretti a patire gravissimi disagi che rendono la detenzione tutt'altro che dignitosa. In questo caso si tratta di cimici da letto.A segnalare la situazione è l'avvocata Maria Pia Maier. Racconta a Il Dubbio che si trovava in udienza preliminare per assistere un giovane indagato in stato di custodia cautelare nella casa circondariale di Trieste. Mentre era in corso la trattazione del procedimento, il suo cliente manifestava un fastidio al corpo. Con l'aiuto di un agente riusciva a rimuovere un insetto. Era una cimice. Il personale di polizia penitenziaria che scortava il ragazzo spiegava all'avvocata che nel carcere di Trieste è in atto un'infestazione di tutti i materassi e che necessiterebbe di un intervento sanitario per debellare le cimici dal letto. L'avvocata Maier ha potuto così apprendere che nel carcere molti detenuti sono costretti a dormire sul pavimento, proprio per sottrarsi al fastidio recato dalle cimici.La cimice dei letti (Cimex lectularius) è un insetto di colore rosso mattone scuro; è visibile a occhio nudo perché è lungo circa 5-8 mm; ha il corpo dalla forma ovale, la testa è piccola e con occhi sporgenti. Si nutre del sangue e la sua puntura provoca delle piccole macchie rosse e un fastidioso prurito.Il disagio è enorme perché provoca il disturbo del sonno: vivere in una cella già angusta di per se e non poter dormire, diventa una doppia pena al limite della tortura psicologica.L'ispettore della polizia ha spiegato sempre all'avvocata Maria Pia Maier che non riescono a trovare una ditta specializzata che riesca a fare la disinfestazione in tre ore, tempo necessario per non effettuare una evacuazione dal carcere. Immediatamente l'avvocata ha inviato la segnalazione a tutti gli addetti ai lavori, dalla Asl territoriale competente al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria. Il Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute, Mauro Palma, appena ricevuta la segnalazione dell'avvocata Maier ha scritto al provveditore del Triveneto, Enrico Sbriglia, alla direttrice della Casa corcondariale di Trieste, Silvia Della Branca, al Dipartimento Amministrazione Penitenziaria (Dap) e al responsabile sanitario per il carcere, Elena Franceschi. Nella lettera Palma scrive: "Data la rilevanza della situazione sotto il profilo igienico e di tutela della salute, vi sarò grato per comunicarmi con la dovuta urgenza le iniziative intraprese per rimediare a quanto prospettatomi".Il problema di infestazioni ambientali nelle carceri non è nuovo. A distanza di pochi chilometri dalla casa circondariale di Trieste c'è il penitenziario di Gorizia. Qualche settimana fa il garante nazionale dei detenuti Mauro Palma ha inviato un dossier sul penitenziario che restituisce una fotografia impietosa della situazione complessiva: «Se si esclude la parte ristrutturata, il resto della struttura appare in condizioni fatiscenti, con un senso complessivo di vetustà e sporcizia - scrive Palma -. La struttura, nella sua algida compostezza esterna, cela un concreto squallore, fatto di mura scrostate, intonaci ammalorati, cancelli arrugginiti, camere sovraffollate, servizi igienici fatiscenti, in alcuni casi non serviti da acqua corrente, i cui fori di scarico vengono occlusi con utensili di fortuna, onde evitare la risalita dalla fogna di insetti e animali». Nella relazione Palma ha evidenziato limiti anche nella metrature delle celle, «con uno spazio individuale di 2,1 metri quadri, che rileva profili che rileva profili di possibile violazione automatica della Convenzione europea per i diritti umani». Penitenziari allo sbando con condizioni degradanti e che risultano ancora sovraffollati.E anche la casa circondariale di Trieste, infettata da cimici, secondo gli ultimi dati del Dap, risulta sovraffollata.