"Oggi non abbiamo buone notizie, i nuovi casi dai 26.800 di ieri sono saliti a 31.084". Inizia così la quotidiana conferenza stampa del direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza. "Tutti questi dati - ha aggiunto - in qualche misura sono attesi. Non ci dobbiamo aspettare cambiamenti del trend dovuti a un impatto immediato delle misure, ci vorranno due o tre settimane. Per ora vediamo ancora la tendenza all'aumento del numero dei positivi". L'indice tra contagi e tamponi si attesta così al 14,4%, ha detto Rezza. Ieri c'erano stati 26.831 nuovi casi con 201.452 tamponi (13,3%), mercoledì 24.991 nuovi casi con 198.952 tamponi (12,56%), martedì: 21.994 nuovi casi con 174.398 tamponi (12,6%), lunedì 17.012 nuovi casi con 124.686 tamponi (13,6%). Lieve calo dei decessi, 199 contro i 217 di ieri, per un totale di 38.321. E intanto la politica, spinta dalle preoccupazioni degli scienziati, torna a pensare a un nuovo lockdown, magari sul modello di quello francese e tedesco.

Brusaferro (Iss): "ora nuove misure"

"E' chiaro che ci troviamo di fronte a un Paese che ha adottato misure importanti che si stanno implementando e i cui effetti vedremo alla fine della prossima settimana, quindi dopo i famosi 15-20 giorni, che sono i tempi per vedere come agiscono sulla diffusione dell'infezione le misure che vengono adottate. Misure alle quali si devono adeguare o inserire ulteriori misure che possono essere e a livello nazionale e a livello locale". A fare il punto è il presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro , in conferenza stampa al ministero della Salute sull'analisi dell'evoluzione di Covid-19 in Italia. "Le regioni stanno analizzando i dati e credo che dall'esito di questa analisi si potrà valutare contestualmente se accompagnare con misure anche locali ulteriori, laddove per esempio la curva di crescita sia più significativa che altrove", ha chiarito. "Gli scenari hanno del margine di flessibilità e quello in cui ci troviamo è uno scenario in cui il Paese ha adottato delle misure progressivamente più restrittive fino al Dpcm della scorsa settimana, che è intervenuto in maniera significativa nel mettere dei vincoli a determinate attività, limitando in qualche modo le interazioni". Il documento fatto con il consenso di tutte le istituzioni nazionali per gestire l'evoluzione dell'epidemia di Covid-19 è la guida ed è "preziosissimo", conclude.

Otto regioni al limite

In otto Regioni si stanno già utilizzando i posti letto di terapia intensiva che dovrebbero essere dedicati ai pazienti non Covid-19. E' quanto emerso dalla 26esima puntata dell'Instant Report Covid-19 dell'Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari (Altems) dell'università Cattolica, che effettua un confronto sistematico dell'andamento della diffusione di Sars-Cov-2 a livello nazionale.Le Regioni interessate sono Umbria, Lombardia, Marche, Toscana, Emilia-Romagna, Abruzzo, Calabria e Campania. In particolare, l'Umbria sta utilizzando più del 40% della propria dotazione strutturale di posti letto di terapia intensiva, la Lombardia il 16%, le Marche il 12%, la Toscana l'11,66%, l'Emilia-Romagna l'8%, l'Abruzzo il 4% e la Calabria poco meno del 2%.