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Russian President Vladimir Putin, right, greets United Nations (UN) Secretary General Antonio Guterres during their bilateral meeting on the sidelines of the BRICS summit in Kazan, Russia, Thursday, Oct. 24, 2024. (Alexander Nemenov, Pool Photo via AP)
Siamo al terzo anno di guerra in Ucraina, e mentre la Corte Penale Internazionale (CPI) punta il dito contro la Mongolia per non aver arrestato Vladimir Putin, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, stringe la mano al leader russo. Un’immagine che racconta senza filtri le contraddizioni della diplomazia internazionale: da una parte le condanne solenni, dall’altra la pacca sulla spalla che diventerà propaganda pura in mano all’uomo che ha invaso un Paese sovrano. Immaginate cosa avrebbero detto i signori del “From the river to the sea” se Guterres avesse stretto la mano a Benjamin Netanyahu!
Lo sa bene Yulia Navalnaya, moglie di Alexei Navalny, l’oppositore russo incarcerato e ucciso che su X si scaglia contro Guterres: “È il terzo anno di guerra e il segretario generale delle Nazioni Unite stringe la mano a un assassino”, ha scritto postando la foto della stretta di mano.
Intanto, l’intelligence ucraina lancia l’allarme: le prime unità di soldati nordcore``` ani, addestrati nella Russia orientale, sono arrivate nell'oblast di Kursk. Parliamo di circa 12.000 uomini, tra cui 500 ufficiali e tre generali, pronti a sostenere lo sforzo bellico di Mosca. E non si tratta solo di soldati: la Russia fornisce loro munizioni, abbigliamento invernale e persino carta igienica e sapone ( 300 grammi al mese per soldato, tanto per essere precisi). Sotto la supervisione del viceministro della Difesa russo Yunus- Bek Yevkurov, i nordcoreani si preparano a rafforzare le linee russe.
A tal proposito, Victor D. Cha, professore di governo e affari internazionali alla Georgetown University e presidente della Corea presso il Center for Strategic and International Studies di Washington, ha sottolineato l'importanza simbolica e strategica di questa mossa. “Non c'è segnale più forte che un paese possa inviare a un altro che inviare truppe sul campo di battaglia”, ha affermato il dottor Cha, aggiungendo che l’invio delle truppe nordcoreane potrebbe dare al leader Kim Jong- un una leva considerevole per chiedere molto in cambio alla Russia. “A livello simbolico, e in termini di prezzo richiesto da Kim, è un prezzo piuttosto alto”.
Il crescente rapporto tra Putin e Kim è stato già documentato a giugno, quando i due leader si sono incontrati e hanno firmato un documento che prometteva cooperazione reciproca. Quel documento, noto come Trattato di partenariato strategico globale, prevedeva che, in caso di un'invasione armata da parte di uno o più stati, entrambe le nazioni si sarebbero prestate assistenza militare e di altro tipo “con tutti i mezzi in loro possesso”. Gli analisti ritengono che questo trattato abbia spianato la strada all'invio di soldati nordcoreani in Ucraina e ad altre forme di collaborazione.
Nel breve termine, Kim Jong- un potrebbe aspettarsi vantaggi concreti da questa cooperazione. La Corea del Nord necessita di assistenza per migliorare le sue capacità missilistiche, soprattutto alla luce dei recenti fallimenti dei missili nordcoreani utilizzati dalla Russia contro l'Ucraina, che non hanno dato i risultati sperati. La Russia potrebbe aiutare Kim a perfezionare queste tecnologie. Inoltre, Kim potrebbe cercare un ulteriore aiuto per potenziare il suo programma nucleare, incluso il desiderio di ottenere un sottomarino a propulsione nucleare capace di lanciare missili balistici che possano raggiungere gli Stati Uniti o altri alleati.
Eppure, nonostante la gravità della situazione, dall'Occidente nessuno parla. Il silenzio è assordante. La CPI ha deferito la Mongolia per non aver consegnato Putin, ma nessuno sembra preoccupato dell’arrivo delle truppe nordcoreane. Putin, dal canto suo, non smentisce nulla e continua a giocare la sua partita geopolitica, stringendo alleanze con regimi come quello di Pyongyang, mentre l’Occidente resta fermo in un limbo di dichiarazioni formali e mezze misure.
È chiaro che ci troviamo di fronte a un gigantesco paradosso: da una parte, si emettono mandati di arresto contro Putin, dall'altra, lo si accoglie nei vertici internazionali come se nulla fosse. E intanto, le truppe nordcoreane si uniscono alla guerra in Ucraina, senza che nessuno alzi un dito. L'Occidente continua a oscillare.
E ora, con le elezioni americane alle porte, le prospettive non sono certo rosee. Il possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe ulteriormente aggravare la situazione. Non è un segreto che lo zar Putin sia tra i più entusiasti all’idea di vedere nuovamente Trump al potere. Durante la sua presidenza, Trump ha spesso ignorato le mosse aggressive di Mosca, stringendo una “speciale” relazione con il Cremlino. Se tornasse, le divisioni nell'Occidente potrebbero farsi ancora più profonde, con ripercussioni devastanti per l'Ucraina e il futuro della diplomazia internazionale. Il futuro? Non promette nulla di buono.