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Nicola Gratteri, capo della procura di Catanzaro
«Giunse è tiene un premio che era follia sperar...». Sono i celebri versi che Alessandro Manzoni dedicò a Napoleone Bonaparte ma che oggi si potrebbero usare pari, pari per il dottor Nicola Gratteri nel momento in cui approda alla più grande procura d'Italia.
Che mi crediate o meno, non ho nulla di personale contro il magistrato calabrese. Per certi versi lo ammiro non come PM ma per le sue qualità di illusionista. Ho scritto molti anni fa, e senza alcun sarcasmo, di considerarlo un “genio”. Mi spiego meglio, se avesse scelto di fare il cuoco sarebbe stato un artista del cibo; personalmente non garantirei nulla sul sapore e sulla qualità della sua cucina ma, nel presentare la pietanza, sarebbe stato ineguagliabile.
Ama il flambè! Pretende una sala in cui le uniche fonti di luce siano le fiamme del suo flambé e vuole silenzio assoluto in sala e niente domande a meno che, chi le pone, non goda della sua amicizia. Sa dosare magistralmente gli ingredienti e contemporaneamente, con una serie di battute, distoglie l'attenzione del cattivo odore che esce dalla pentola.
Riflettete sulle sue 'grandi inchieste': l’altissimo numero di persone sbattute in carcere, spesso senza prove, corrisponde alla fiamma del flambè che deve calamitare lo sguardo per nascondere il cibo scadente. Non trascura mai gli altri ingredienti, per esempio una giusta dose di ndrangheta con una modica dose di casta politica impaurita e possibilmente già cotta. Quindi ci mescola un poco di imprenditoria, senza crearsi un patema d'animo se dopo qualche anno, i titolari saranno assolti e le imprese devastate. All'occorrenza aggiunge una piccolissima dose di massoneria ma con parsimonia.... Fa frullare il tutto eeee... voilà : la maleodorante ed immangiabile minestra diventa un piatto sopraffino.
Nessuno lo assaggia ma tutti lo lodano. Nel nostro caso manca persino il bambino della novella che dica “il re è nudo”. In questo caso 2a pietanza è immangiabile”. Il cortigiani del re avevano paura di perdere la testa, chissà di cosa hanno paura i nuovi cortigiani dal momento che chi ha giurato di servire la Repubblica con fedeltà ed onore, non farebbe mai vendette trasversali e lo impedirebbe anche ai suoi ‘pretoriani’. Oppure non è così?
Secondo Gratteri, l'inchiesta ‘Stige’ è stata ‘la più grande operazione dell'ultimo quarto di secolo’ mentre ‘Rinascita Scott’ che si avvia alla fine avvolta da una nuvola di noia e disinteresse generale, secondo il PM di Napoli, sarebbe seconda solo al maxi processo di Palermo. Questo sebbene a Lamezia ci sono più cartelloni pubblicitari del ‘processone’ che di Poltrone Sofà e di Scottex messe insieme. Ecco perché ritengo il dottor Gratteri sia un genio e, senza offesa, anche un grande illusionista.
In “una terra di mafia”, la disperazione porta, prima o poi, ad individuare lo sceriffo capace di mettere in fuga i banditi. Bene, Gratteri è riuscito a mettersi la stella al petto sbaragliando la concorrenza. La sua genialità è stata quella di intuire prima di tutti, le esigenze delle classi dominanti in un determinato momento storico. Qualche decennio addietro c'è stata l’assoluta ed inderogabile necessità di assicurare la continuità e la legittimità di uno Stato compromesso fino al collo con la ndrangheta e Gratteri l’ha fatto magistralmente arrivando – per queste ragioni - oltre l’anticamera del Ministero della Giustizia.
In Calabria, bisognava far dimenticare oltre cinquanta anni di solida alleanza Stato-ndrangheta; durante cui lo Stato ha consentito alla ndrangheta di uccidere, di sequestrare le persone, di estorcere, e imporre le proprie leggi. C’era un solo modo di farlo: mettere alla sbarra il popolo calabrese e creare il “mito”, dello sceriffo impavido per legittimare agli occhi degli ingenui l’azione di uno Stato che ha scelto di sacrificare la Calabria.
Lo si è fatto con migliaia di innocenti arrestati, milioni sperperati ed introducendo nei fatti un triste regime da stato di polizia. S’è fatto un autentico “capolavoro” e sono sicuro che Machiavelli ne sarebbe rimasto ammirato. Ora Gratteri è a Napoli. Capo... finalmente! Ma non a Milano, non a Roma ed aggiungo forse neanche Venezia o Torino. Gratteri va bene in Calabria, al massimo a Napoli, “capitale” del Sud.
Al nuovo procuratore di Napoli, auguriamo, e senza ipocrisia, ogni bene e tanta fortuna perché siamo stati sempre convinti che il dottor Gratteri ha solo recitato il ruolo che gli è stato attribuito da un grumo di forze antimeridionali che stanno molto al disopra di Lui. Da parte sua ha interpretato il ruolo con genialità e fantasia e, non escludo che sia convinto di aver operato per una “causa superiore” e che, in quanto tale, richiede la rimozione della Costituzione e il “sacrificio di tanti innocenti”.
In verità credo che il suo ruolo sia stato concepito nel “cuore” pulsante del sistema che non batte in Calabria e tanto meno a Napoli. Da ciò nasce la mia convinzione che bisogna impegnarsi per lo Stato di diritto evitando la lotta ad una singola persona che oltre che ad essere inutile è anche stupida e fallimentare. Non è Gratteri che bisogna battere ma una storia che partendo dalla famigerata “legge Pica” ha prodotto e produce i Gratteri ma lascia che la ndrangheta continui a crescere (eccome cresce) perché non si vogliono rimuovere le cause della sua florida prosperità. In fondo fa comodo a molti che la questione criminale sopravanzi ed offuschi la questione meridionale.
Comunque auguri dottor Gratteri ma con una preghiera: non usi il carcere come ha fatto in Calabria altrimenti ci ritroveremo migliaia di problematici scugnizzi e ladruncoli di strada trasformati in un invincibile esercito di ndrangacamorristi.... Sarebbero dolori per tutti.