«I suicidi nelle carceri sono un fenomeno allarmante, che segna sempre una sconfitta per le istituzioni. Stiamo affrontando l'emergenza con nuove risorse e grazie al grande impegno del nostro personale». Lo afferma, in un’intervista a Repubblica, il capo del Dap, Carlo Renoldi, spiegando di ritenere «improprio accostare suicidi e sovraffollamento». «Nel 2012, l`anno in cui fu maggiore il sovraffollamento, minore fu la percentuale di suicidi», sottolinea. «E non di rado il suicidio avviene a pochi giorni dalla scarcerazione o appena entrati in carcere. Molto spesso ci sono motivazioni individuali, legate a un vissuto di disperazione che ha radici profonde e lontane», aggiunge.  Secondo Renoldi, «il disagio dei detenuti ha proporzioni più ampie rispetto al numero, pur estremamente serio, dei suicidi. E il lavoro del personale penitenziario consente di salvare la vita di tante persone disperate». Il capo del Dap, poi, difende «le decine di migliaia di appartenenti al Corpo che ogni giorno lavorano in condizioni spesso difficili, onorando il loro giuramento di fedeltà alla Costituzione e alle leggi». «Non posso certo difendere chi, tradendo quel giuramento, si rende responsabile di gravi violazioni di norme anche di rilievo penale. Ma nel nostro ordinamento vige la presunzione di non colpevolezza ed eventuali responsabilità individuali devono essere accertate dalla magistratura, verso cui nutriamo piena fiducia, come ribadito nella nota congiunta con il ministro Nordio», insiste, precisando che «l'umanità del nostro personale è fuori discussione e i nostri operatori ogni giorno salvano la vita a tante persone che rischiano di soccombere davanti alle tante fragilità, personali e familiari, che segnano la loro vita».