«Da parte della maggioranza di governo c’è la volontà di iniziare un percorso di studio, per portare la funzione dell’avvocato in Costituzione». E’ con questa promessa alla platea che il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, si è presentato agli avvocati riuniti a Catania per il trentaquattresimo congresso nazionale. Intervistato dal giornalista del Sole24Ore, Giovanni Negri, il guardasigilli ha affrontato i temi centrali in materia giustizia, sottolineando come il congresso forense, «rappresenta per me una casa. A chi mi chiede che lavoro faccio, io rispondo sempre non che faccio l’avvocato, ma che sono avvocato. Questo stesso sentire lo porto con me anche facendo il ministro». Quanto al tema congressuale dell’avvocato in Costituzione, Bonafede ha definito l’istanza come «legittima, una fisiologica chiusura del cerchio: nella Carta si parla di diritto alla difesa, di magistratura e il ministero della Giustizia è l’unico dicastero citato. Manca solo l’avvocatura» .

ERMINI E IL CSM

Bonafede è tornato sulla polemica per la nomina del laico David Ermini a vicepresidente del Csm. «Non era mia intenzione polemizzare. Ma parlo con franchezza: secondo me nella sua nomina c’è un significato politico chiaro, anche se non mi riferivo al colore politico. E’ però significativo che il Csm abbia eletto l’unico membro laico che è anche parlamentare. Lo considero un modo di creare un legame con la politica». E ha aggiunto che il suo governo punta a modificare il sistema elettorale del Csm, «con un meccanismo che combatta il correntismo». Tra le ipotesi, ha confermato che c’è anche quella del sorteggio: «Non è auspicabile un sorteggio integrale, quindi stiamo studiando un sistema che non sia contro qualcuno ma a favore dei magistrati» .

PROCESSO CIVILE E RIFORMA FALLIMENTARE Le linee guida per l’intervento sul processo civile nell’arco del prossimo biennio si trovano nel documento di accompagnamento del Def. «Come ha detto il presidente Mascherin, il processo è sede naturale delle garanzie e l’obiettivo è orientarlo alla qualità», ha esordito Bonafede. Il ministro, che ha colto i sentimenti contrastanti della platea, ha spiegato che cerca «il confronto con gli addetti ai lavori ma voglio anche che i cittadini capiscano. Oggi i troppi riti e le troppe norme generano una sostanziale incertezza, quindi il nostro sforzo è quello di semplificare». Come punto di partenza, ha indicato la riconduzione dei due atti introduttivi - la citazione e il ricorso - ad uno unico «che sarà il ricorso.

Già questo è un messaggio di chiarezza». Il ministro ha confermato che non verranno chiuse le sezioni fallimentari locali e che la riforma fallimentare si colloca in linea di continuità con il progetto della commissione Rordorf, «che io ho sostenuto anche quando ero all’opposizione». Al testo manca la parte sul diritto penale fallimentare, quindi Bonafede punta ad integrare questa lacuna. Quanto alle richieste di diminuzione del costo del contributo unificato per il rito amministrativo, ha ammesso che «non ci possiamo permettere di abbassarlo entro dicembre. Assicuro però un investimento importante nelle risorse di giustizia, dai magistrati al personale amministrativo».

CLASS ACTION

Il tema è molto caro a Bonafede: «La proposta approvata alla Camera è coraggiosa e assolutamente equilibrata. La maggioranza è compatta e sono orgoglioso che il testo sia stato approvato senza voti contrari, perché è stato arricchito dai contributi anche delle opposizioni». Nella legge è disciplinato ruolo dell’avvocato e anche il suo compenso. «E’ un elemento a cui ho tenuto molto, è un segnale che ho voluto dare agli avvocati, per dire che devono avere un ruolo centrale nei moderni sistemi di giustizia».

INTERCETTAZIONI

Bonafede, che ha collocato su un binario morto la riforma studiata dal suo predecessore, ha spiegato che «quella legge non piaceva a nessuno e rendeva impossibile il lavoro degli avvocati, che non potevano fare copia delle intercettazioni». Il testo allo studio del suo ministero, punta a «tutelare la privacy dei cittadini, ma la libertà di informazione va tutelata». Bonafede ha precisato che «il giornalista deve poter individuare le informazioni che devono diventare pubbliche, perché i cittadini hanno interesse vero a conoscerle». E ancora ha aggiunto che «la disciplina tutelerà i cittadini ma non è fatta per salvare i politici, che devono prendersi onori e oneri del ruolo. Anzi, è giusto che si dimettano se vengono rese note loro conversazioni compromettenti» .

DDL ANTICORRUZIONE

«Da siciliano, so che la corruzione è l’altra faccia della medaglia della mafia», ha esordito Bonafede, individuando il problema nel fatto che «in Italia i corrotti la fanno franca: i numeri dei colletti bianchi in carcere fanno ridere, lo 0,6% della popolazione carceraria. Significa che c’è una falla». La riforma, che comprende il Daspo per i corrotti, un meccanismo premiale per chi collabora e l’equiparazione della corruzione ai reati gravi come la mafia, «è un segnale agli imprenditori onesti, che chiedono di poter lavorare in un mercato pulito».

ADR E GEOGRAFIA GIUDIZIARIA

In merito alle Adr, Bonafede ha impostato un ragionamento a due binari. «In alcuni settori la mediazione obbligatoria funziona, come il diritto famiglia, i diritti reali, e il condominio. Lì dobbiamo creare continuità. Ci sono settori, invece, in cui è passaggio inutile, anzi crea frustrazione. In questi la renderemo facoltativa e alternativa alla negoziazione assistita, che vorrei estendere anche alle controversie di lavoro ed eliminare invece nei casi di sinistri stradali». In materia di geografia giudiziaria, invece, il ministro ha ribadito che «non c’è possibilità di riaprire i tribunali che sono stati chiusi, ma è stata importante la decisione di rinviare la chiusura dei tribunali sulle isole, che avrebbe reso impossibile in quei territori avere una risposta di giustizia». E ha concluso promettendo «l’apertura di sportelli di prossimità, dislocati nei centri che hanno subito la soppressione degli uffici giudiziari. Questo con l’obiettivo di evitare, per quanto possibile, che i cittadini debbano sempre recarsi presso le sedi accorpanti».