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Si parla giustamente della carenza di agenti penitenziari nelle carceri, ma da una analisi dei dati condotta da Rita Bernardini di Nessuno Tocchi Caino” e dalle affermazioni del sindacalista Gennarino De Fazio della Uilpa-PolPen durante la trasmissione “Radio Carcere”, condotta da Riccardo Arena su Radio Radicale, emerge il sospetto che diversi agenti operano presso gli uffici amministrativi o nei provveditorati e non nelle sezioni delle carceri dove, appunto, c’è una esigenza di gran lunga maggiore così come prevede la pianta organica. Da ciò è scaturita una interrogazione parlamentare da parte di Roberto Giachetti di Italia Viva rivolta al ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
L’interrogazione del deputato Giachetti, come detto, si basa sul lavoro di ricerca condotto da Rita Bernardini, membro di “Nessuno Tocchi Caino”, che ha analizzato le “schede trasparenza” dei 189 istituti penitenziari. I risultati della ricerca evidenziano discrepanze significative tra la pianta organica prevista e gli agenti effettivamente assegnati alle carceri italiane, sollevando interrogativi sulle modalità di distribuzione del personale.
Secondo i dati raccolti da Bernardini, a livello nazionale, la Pianta Organica prevede un totale di 37.181 agenti della polizia penitenziaria. Eppure, gli agenti assegnati agli istituti penitenziari sono solamente 31.085, evidenziando una carenza di oltre 6.000 unità. Un ulteriore aspetto rilevante emerso dalla ricerca riguarda la discrepanza tra il numero di agenti e detenuti all'interno dei diversi istituti penitenziari. Alcuni istituti presentano un eccesso di agenti rispetto al numero di detenuti, come nel caso della Casa di reclusione di Alba, che ha un agente ogni 0,37 detenuti, o della Casa di cura di Potenza, con un agente per ogni 0,60 detenuti. Al contrario, altri istituti mostrano un notevole squilibrio, come la Casa di reclusione di Fossano, dove ogni agente deve gestire tre detenuti, o la Casa circondariale di Pescara, con un rapporto di 3,33 detenuti per agente.
Durante la trasmissione “Radio Carcere” Gennarino De Fazio, segretario della Uilpa-PolPen, ha fornito ulteriori dettagli sulla situazione dell'organico penitenziario. De Fazio ha sottolineato che molti agenti assegnati a determinati istituti penitenziari in realtà prestano servizio presso il Provveditorato o il tribunale di Sorveglianza, o in altri uffici dell'amministrazione penitenziaria. Pertanto, non tutti gli agenti assegnati a un determinato istituto sono presenti effettivamente in sezione, a diretto contatto con i detenuti.
L'interrogazione parlamentare di Roberto Giachetti pone quindi diverse domande al ministro della Giustizia, al fine di comprendere le cause di tali discrepanze e le modalità di assegnazione del personale nelle carceri italiane. Roberto Giachetti chiede: a cosa è dovuta la differenza tra la pianta organica prevista e gli agenti effettivamente assegnati agli istituti penitenziari? Quali sono i criteri che hanno stabilito le diverse dotazioni di organico nei 189 istituti penitenziari e le assegnazioni per ogni istituto? Come si giustificano le diverse dotazioni di organico e di personale effettivamente assegnato tra l'istituto di Firenze-Sollicciano e quello di Prato? Quanti sono gli agenti, distinti per sede diversa, che lavorano presso sedi diverse dagli istituti penitenziari? Cosa intende fare il ministro per far applicare quanto previsto dal comma 3 del D.M 2-10-17, che prevede provvedimenti per il personale che eccede i limiti delle dotazioni organiche stabilite per ciascuna sede ed ufficio?
L’interrogazione parlamentare di Roberto Giachetti, basata sul lavoro di ricerca di Rita Bernardini di “Nessuno Tocchi Caino”, solleva questioni cruciali riguardo all'organico della polizia penitenziaria e alle modalità di assegnazione del personale all'interno delle carceri italiane. E sembrerebbe che ci sia una vera e propria “fuga dalle sezioni” da parte di un numero significativo di agenti. Ecco perché emerge una carenza di agenti penitenziari rispetto alla pianta organica prevista nelle carceri.