«Il femminicidio si ferma con l’educazione sentimentale non con la galera...»

Nessun calo dei delitti dopo l’entrata in vigore della legge che ha inasprito le pene per i reati di genere, il cd “femminicidio”. Ad oggi, infatti, si contano oltre 660 vittime. L’ultimo tragico caso quello di Erika Preti, la 28enne di Biella uccisa la scorsa settimana dal suo fidanzato con due coltellate alla gola mentre si trovava in vacanza in Sardegna.

La consigliera del Csm Paola Balducci, avvocatessa, vice presidente della Sesta commissione ( competente sull’ordinamento giudiziario), è da sempre impegnata per la tutela dei diritti. Recentemente ha organizzato un incontro con le reti nazionali dei centri antiviolenza.

Consigliera, l’inasprimento delle pene pare non aver sortito alcun effetto in questi anni. Molte donne, tralasciando i casi tragici, continuano a subire violenze dai propri uomini.

Su questo aspetto voglio essere chiara. Inasprire le pene non serve, non è quella la soluzione del problema.

L’aumento della pena è un fatto simbolico che non ha molto senso: se una persona decide di assassinare la propria donna non cambia idea perché la pena è stata aumentata il giorno prima.

Però l’introduzione del reato di atti persecutori è stato un passo importante...

Certamente.

Mi ricordo da avvocato quando, non essendoci il reato di stalking, si accompagnava il cliente a fare denuncia al commissariato e spesso capitava di tornare a casa perché non esisteva una fattispecie incriminatrice entro la quale inquadrare i fatti descritti. E ricordo anche le polemiche quando tali norme erano in discussione in parlamento. Alcuni colle- ghi dicevano addirittura che per un uomo sarebbe diventato impossibile corteggiare una donna.

C’è il rischio che le donne strumentalizzino alcune situazioni particolari?

Ovvio. Quando ci si trova di fronte a rapporti conflittuali, penso alle cause di separazione, può accadere che la donna sia tentata di “amplificare” queste dinamiche. Magari facendosi “scudo” dei figli.

Cosa si può fare?

Io credo sia importante “l’educazione sentimentale”. Spesso si discute di educazione alle legalità e al rispetto delle regole. Ecco, anche su questi temi è fondamentale e una forte campagna culturale che parta proprio dalle scuole.

In che modo?

Un tempo esisteva l’educazione civica. Ora bisogna educare le giovani generazioni alla tutela dei diritti in modo da prevenire, ad esempio, il bullismo o il mito del branco. E’ importante educare i giovani al rispetto della donna e di chi è diverso. I ragazzi devono comprendere, poi, che la violenza non serve per risolvere i contrasti. Su questi temi faremo prossimamente un convegno qui al Csm.

La magistratura è preparata? Le cronache riferiscono spesso di pregresse denunce rimaste inascoltate.

Diciamo che fra le toghe c’è di tutto. Pensiamo alle denunce strumentali in una causa di separazione: può capitare che un magistrato sottovaluti il problema. Però negli anni, come anche nelle forze dell’ordine, si sono fatti passi in avanti, ora il personale è preparato ed orientato verso questo tipo di reati. Uno dei lavori che questo Csm sta portando avanti è quello di verificare le buone prassi negli uffici e l’adeguatezza dei moduli organizzativi adottati. Non tutti hanno la stessa percezione, la società è cambiata ed il magistrato deve necessariamente essere al passo con i tempi.

Cosa dovrebbe fare il magistrato?

Verificare buone pratiche in modo che la risposta giudiziaria alle persone offese sia tempestiva e migliorare lo strumento culturale. Il magistrato non è bravo solo quando applica le legge, serve anche sensibilità. E poi vanno istruiti i consulenti dei magistrati che spesso svolgono i compiti in materia routinaria. Ecco perché i corsi fatti presso la scuola della magistratura sono molto importanti.

Per questo genere di reati, una donna magistrato è più preparata?

Le donne magistrato non vanno ghettizzate come un tempo quando facevano solo diritto di famiglia. Questo genere di reati non deve essere un loro monopolio. Però va detto che la donna su questi reati ha una maggiore sensibilità non fosse altro perché è mamma.

A proposito di donne, in questo Csm la componente femminile è ridotta ai minimi termini. Da donna di sinistra qual è la sua opinione?

Il tema è complesso, diciamo che ci sono due aspetti: uno legato alle correnti delle magistratura e alle loro scelte al momento di proporre le candidature, l’altro di tipo “culturale”.

In che senso?

Esiste un limite mentale. E’ inutile negarlo. La donna magistrato pensa che la collega sia una sua rivale. Questo significa che quando ci sono le elezioni invece di votare per la collega vota per il collega uomo. Gli uomini conoscono bene da tempo questo tipo di dinamica e ne approfittano. Va cambiata in radice questa mentalità.

Incarichi direttivi. Anche qui sono poche le donne al vertice di uffici giudiziari. La situazione sta comunque migliorando. Per la donna, spesso madre, è però difficile accettare la sfida con gli uomini accettando incarichi in posti distanti dal luogo in cui i figli vanno scuola. In una società dopo la separazione è diventata la normalità, e questo vale anche per i magistrati, è complesso conciliare la famiglia con il lavoro.

C’è bisogno delle quote?

Io sono contrarissima alle quote! In un momento come questo, però, per sbloccare la situazione penso non sarebbe una idea da escludere a priori.