A pochi giorni dalla sua elezione a presidente della Camera Penale di Roma, l’avvocato Gaetano Scalise si è trovato a dover affrontare una questione alquanto particolare: ossia i suoi presunti legami con la Massoneria, in particolare con il Grande Oriente d'Italia. A sollevarla è stato l’avvocato Renato Borzone, già presidente della Camera penale capitolina, che ha indirizzato una lettera a Scalise e a tutti i membri del Direttivo. Tre le domande: partendo da alcuni documenti del 2010 reperiti su internet - in uno si cita “l’Elettissimo Fr. Gaetano Scalise”, in un altro “Fratello Scalise”, in un altro ancora c’è un semplice elenco dei presunti massoni d’Italia dove compare anche il nome di Gaetano Scalise – Borzone ha chiesto al collega: 1. se «tali documenti siano attendibili», sia «per una questione di trasparenza verso gli iscritti» alla Cpr sia «per valutazioni esclusivamente personali»; 2. se è lui quello citato; 3. se altri componenti del Direttivo siano iscritti ad associazioni massoniche. La risposta di Scalise è arrivata anch’essa in forma epistolare: «Gentile Renato, resto francamente sorpreso del fatto che abbia scelto lo strumento della Pec, diretta a tutti i componenti del Direttivo, per ottenere informazioni che tu stesso definisci utili “per valutazioni esclusivamente personali” e che avresti potuto facilmente ottenere da me in qualsiasi momento e con una semplice telefonata. Al di là di questo, comunque e pur non cogliendo esattamente il nesso fra l’esercizio delle funzioni di presidente della Camera penale e l’adesione a quelle che tu stesso definisci “legittime associazioni”, ti comunico che non sono iscritto ad altra associazione che non sia la Camera penale». Dunque Scalise dice: non sono iscritto al Goi. Storia chiusa? Neanche per sogno. Su Facebook la polemica è venuta alla luce e tanti si sono schierati da una parte - quella della trasparenza e dei possibili conflitti di interesse - e dall’altra – ognuno è libero di associarsi con chi vuole, pensiamo ai problemi veri della giustizia. In particolare sul gruppo Facebook “Lab – La politica del Diritto”, a cui sono iscritti migliaia tra avvocati e magistrati, un post dell’avvocato Cataldo Intrieri ha dato il via alla partita tra gli schieramenti. Alcuni, come Francesco Romeo, si dicono insoddisfatti della risposta del presidente: «La risposta di Scalise non smentisce un bel niente e non soddisfa il diritto del socio alla conoscenza; in effetti, Borzone chiede se siano attendibili i documenti che indicano “il fratello Gaetano Scalise” come appartenente alla massoneria e se quel Gaetano Scalise corrisponda alla persona dell'attuale presidente; la risposta di Scalise è che oggi egli non è iscritto alla massoneria: ognuno può valutare la totale incongruenza della risposta che non può essere definita risposta, quanto piuttosto conferma tacita della sua condizione pregressa di “fratello”». Altri invece criticano chi ha innescato la querelle, come Danilo Romagnino - «mi spieghereste dove è sancito il diritto del socio a conoscere i fatti personali, peraltro non illegittimi, di un altro socio o presidente che sia?» – o Enrico Faragona – «Quindi dovrebbe dichiarare anche di essere iscritto al Rotary, al Lions, Compagnia delle Opere, CL, Opus Dei etc?”». Risposta di Intrieri: «Esattamente… poi l’elettore valuterà» e suggerisce «tra le riforme statutarie tanto necessarie e dibattute quella di imporre ai candidati leader delle comunità penalistiche l’obbligo di dichiarare le appartenenze e militanze (concomitanti e passate) politiche, associative ed imprenditoriali».