Alberto Balboni, senatore di Fratelli d'Italia e avvocato del foro di Ferrara, è il presidente della Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. Dopo essersi occupato per ben quattro legislature di giustizia, il partito di Giorgia Meloni gli ha chiesto di guidare un organismo chiamato a varare importanti riforme. «La Prima Commissione – dice al Dubbio l’esponente di Fratelli d’Italia – in quest’ottica è centrale».

Senatore Balboni, dalla Giustizia agli Affari Costituzionali. Un impegno prestigioso ma ancora più impegnativo?

I temi sono sempre legati al diritto. In Prima Commissione passano praticamente tutti i provvedimenti della Commissione Giustizia per un parere di costituzionalità. Il lavoro, quindi, per quanto mi riguarda, prosegue con lo stesso impegno di prima su materie molto simili, coincidenti e complementari. Anzi, direi che l’impegno aumenta, visto il ruolo che ricopro e che cercherò di esercitare proponendomi di raccogliere sempre la massima convergenza possibile anche da parte delle opposizioni. Quando si tratta dei valori fondamentali, su cui si basa la Repubblica, bisogna collaborare in maniera costruttiva con gli esponenti di tutti i partiti.

I primi risultati non si sono fatti attendere?

Siamo partiti con il piede giusto. Nel giro di due giorni abbiamo confezionato un disegno di legge molto importante, come quello relativo alla costituzione di una Commissione bicamerale sul femminicidio. Siamo riusciti a trovare una sintesi alta su un testo condiviso. Sul tavolo c’erano sette- otto proposte sia della maggioranza che dell’opposizione. Con un lavoro molto costruttivo abbiamo confezionato il ddl e lo abbiamo licenziato per presentarci in aula il giorno in cui si celebrava la giornata mondiale contro il femminicidio. È stato approvato in via definitiva al Senato. Ora tocca alla Camera fare la sua parte. Un segnale incoraggiante per la Commissione Affari costituzionali. È stato il primo provvedimento licenziato in assoluto e all’unanimità dalla Commissione che presiedo. Ma abbiamo in agenda un altro lavoro molto importante.

Di cosa si tratta?

Mi riferisco al ddl per inserire lo sport in Costituzione. Lo sport è un eccezionale fattore di integrazione, svolge un ruolo fondamentale di educazione a qualsiasi livello esso venga praticato. Parlo, soprattutto, dello sport a livello dilettantistico: abbatte le barriere di qualsiasi genere, culturali, etniche e linguistiche. Lo sport consente di superare ogni differenza e crea coesione. Inserire lo sport come fattore di educazione e di integrazione nella Costituzione è un fatto di straordinaria importanza. Il disegno di legge porta la prima firma del senatore Iannone di Fratelli d’Italia, attualmente segretario d’aula a Palazzo Madama. Il suo disegno di legge era stato già approvato nella scorsa legislatura in tre letture. La quarta lettura è purtroppo mancata per la caduta anticipata del precedente governo. Sono molto fiducioso per l’iter di questo provvedimento e sono certo che verrà approvato all’unanimità. Quando sono in gioco valori fondamentali, i diritti delle persone è importante che ci sia la massima convergenza tra le forze parlamentari.

Lei è tra i firmatari di un emendamento al decreto 162 che, sull’ergastolo ostativo, obbliga il detenuto a riconoscere l'attività criminale svolta: non si rischia di incorrere in una pronuncia di incostituzionalità, visto che per tutti dovrebbe valere il principio secondo cui nessuno può essere costretto ad autoaccusarsi?

L'emendamento è stato riformulato. Comunque, non è in contrasto con i principi costituzionali poiché non vi è alcuna costrizione. È un percorso per la riabilitazione del condannato che vuol fruire di un beneficio.

Il centrodestra si appresta ad aprire una significativa stagione delle riforme?

Su questo tema bisogna fare una premessa. La prima parte della Costituzione ha ancora un valore attualissimo, perché parliamo dei principi fondamentali su cui si deve costruire la nostra società. La prima parte della Costituzione non verrà minimamente interessata da questo progetto di riforma costituzionale. Quello che deve interessare al centrodestra e a tutte le forze politiche è sancire un principio, che credo, ormai i fatti, anche recenti, provino al di là di ogni dubbio. Mi riferisco al valore della stabilità. È un valore politico, ma anche economico. Chi vuole venire a investire in Italia ha bisogno di raggiungere un paese stabile politicamente nel presente e nel prosieguo della legislatura.

Il progetto sul modello semipresidenziale alla francese va in questa direzione?

Ogni nazione, con il proprio ordinamento, presenta delle peculiarità. L’Italia ha le proprie specificità, la propria storia, che, in parte, può anche essere simile a quella della Francia. Non c’è dubbio, però, che rafforzare l’esecutivo, in modo che il governo abbia la possibilità di programmare veramente per tutta la legislatura un’azione, che non abbia il fiato corto della finanziaria dell’anno in corso, che possa avere una programmazione sul medio periodo è molto importante. Va da sé che rafforzare l’esecutivo significa rafforzare e rendere più efficiente il legislativo. Devono essere due piatti della bilancia tali da rimanere sempre in equilibrio.

Volgete a tal proposito anche lo sguardo oltreoceano?

Proprio così. Qualche nostalgico della “Prima Repubblica”, forse, non ha capito che rafforzare l’esecutivo non significa indebolire il potere legislativo. È tutto il contrario. Negli Stati Uniti c’è un presidente forte, ma dall’altra parte ci sono il Senato e il Congresso che hanno molti poteri. Sono in grado di svolgere un ruolo di bilanciamento rispetto ai poteri del Presidente della Repubblica, come, del resto, succede pure in Francia. Tutti gli interventi sulla Costituzione, a quasi settantacinque anni dalla sua entrata in vigore, sono stati molto limitati e a volte anche po’ scoordinati. Una revisione completa della seconda parte della nostra Carta Costituzionale, laddove ce ne sia bisogno, presuppone l’impegno della Prima Commissione del Senato che ho l’onore di presiedere.