Indagato, confinato, processato e assolto. Il caso di Mario Oliverio è emblematico di come la magistratura, in talune circostanze, prenda delle grosse cantonate che pregiudicano il percorso politico di un uomo delle istituzioni. L'ex presidente della Regione Calabria ne ha parlato ieri sera a "Quarta Repubblica", trasmissione in onda su Rete 4, condotta da Nicola Porro, alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il direttore del Riformista Piero Sansonetti, già direttore del Dubbio, il condirettore del Corriere dello Sport Alessandro Barbano, e il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. Mario Oliverio nel dicembre del 2018 viene raggiunto da un obbligo di dimora nel comune di San Giovanni in Fiore, comune in cui risiede fin dalla nascita, per un'inchiesta della procura di Catanzaro, secondo cui avrebbe favorito un imprenditore, Giorgio Ottavio Barbieri, per la realizzazione degli impianti sciistici di Lorica, nel cuore della Sila cosentina. Inizialmente l'accusa era di abuso d'ufficio, poi mutata in corruzione qualche giorno dopo. Reato inesistente per la Cassazione che, nel giudicato cautelare, parlò di "chiaro pregiudizio accusatorio" da parte dell'ufficio inquirente diretto dal procuratore Nicola Gratteri. Nel gennaio del 2021, Mario Oliverio fu assolto con formula ampia e i magistrati di Catanzaro, qualche mese dopo, non impugnarono l'assoluzione, divenuta esecutiva a settembre dello stesso anno. Nel 2018, Mario Oliverio era ancora presidente della Regione Calabria. La sua ricandidatura, in quel momento, non era affatto in discussione ma il Pd, dopo le inchieste giudiziario che lo travolsero, decise di metterlo da parte. Così lo sfidante della compianta Jole Santelli fu l'imprenditore Pippo Callipo, sconfitto largamente dalla coalizione di centrodestra. Oliverio, a distanza di qualche anno, si toglie i sassolini dalle scarpe: «Il 17 dicembre del 2018 si presenta la Guardia di Finanza per notificarmi una misura cautelare dell'obbligo di dimora per una gara d'appalto che non avevo fatto io, visto che risaliva alla Primavera del 2014, mentre sono diventato presidente della Regione Calabria nel novembre 2014». Oliverio poi spiega il lungo iter giudiziario fino a giungere alla sentenza: «Ma subito dopo mi viene contestato il reato di peculato, da cui vengo anche assolto. Contro di me, come dice la Cassazione, c'è stato un chiaro pregiudizio accusatorio. C'è stato un ripetersi di vicende che si sono concluse nel nulla. La riflessione che faccio oggi è che in un Paese civile, non è possibile mantenere una situazione così squilibrata. Questo populismo giudiziario si combina con il populismo politico. La magistratura dovrebbe contrastare in modo efficace la criminalità. A me hanno tagliato le gambe, la politica ha una responsabilità gravissima, mi sono trovato come se fossi uno sconosciuto per il mio partito, il Pd, mi sono trovato isolato, e naturalmente mi interrogo su questo. C'è qualcosa di malato nel rapporto tra la politica e il sistema giudiziario». E infine: «La magistratura quando fa operazioni a strascico, coinvolgendo politici e succede quello che è successo a me, perde fiducia agli occhi dei cittadini».