«Con Nordio ho parlato di arte, lui è un grande conoscitore di Storia. Anche io mi considero un garantista, io e il mio ufficio osserviamo in modo ortodosso le norme del codice. Ci sono diffamatori quotidiani che scrivono notizie false, ho iniziato cause civili contro questi diffamatori seriali. Da quando sono a capo della procura di Catanzaro non c’è una sola condanna per ingiusta detenzione, lo dice il presidente della corte d’appello. Non ci sarebbero le carceri piene in Calabria se le mie indagini fossero tutte un bluff». Così il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7. Dal ponte sullo Stretto - «che i calabresi non vogliono mentre i siciliani non ne hanno bisogno perché i turisti arrivano coi voli low cost» -, alla questione migranti. Insomma, Gratteri, gran frequentatore di salotti televisivi dai quali lancia le sue nuove fatiche letterarie, non smette di stupire e ormai parla come un tuttologo qualsiasi. Non solo, sull'immigrazione e sullo scontro tra Roma e Parigi, veste i panni di ministro degli esteri e invita al silenzio Francia e Inghilterra che, dice, "non possono parlare per il loro passato coloniale". LEGGI ANCHE: Il Sappe tifa per il capo di Catanzaro al Dap, ma il Governo vuole Riello Poi il velato, ma neanche troppo, apprezzamento al governo Meloni - «l'unico che ha parlato di mafia" - e l'ammiccamento per la poltrona di capo del Dap, che vale più di 300mila euro l'anno: «Nessuno mi ha chiesto di fare il capo del Dap. Forse è un desiderio della polizia  penitenziaria ma dipende da che libertà mi danno, devo avere mani libere». Il che ricorda il poco fortunato voglio pieni poteri di una Salvini convinto di vincere le elezioni, salvo poi scoprire di stare sotto il 10%.  Insomma, il solito Gratteri, che tra un giudizio e l'altro, non dimentica di ricordare che lui è un «vero garantista» (sic!), che  la separazione delle carriere sarebbe una iattura e che la riforma Cartabia andrebbe cancellata. Punto. Un passaggio il procuratore di Catanzaro lo dedica anche all'annunciata modifica dell'abuso d'ufficio. «L’abuso d’ufficio è un reato difficile da dimostrare, così come è formulato - ha sottolineato -. Ma è un reato spia, e secondo me serve. Non vorrei che alcuni sindaci scegliessero di usare il Comune come casa propria. Dovremmo accorpare i comuni più piccoli, poi i sindaci se vogliono un parere tecnico prima di apportare una firma possono chiederlo, se invece vogliono favorire il parente o l’amico è giusto che gli arrivi l’avviso di garanzia».