Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, si trova in Svizzera per dare seguito alla richiesta di aiuto ricevuta da parte di uomo affetto da Parkinsonismo atipico, che ha chiesto di essere accompagnato nel paese elvetico per potere accedere legalmente al suicidio assistito. Per Cappato si tratta di una nuova disobbedienza civile, dal momento che la persona accompagnata non è «tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale», quindi, come la 69enne veneta Elena Altamira, non rientra nei casi previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato\Dj Fabo per l’accesso al suicidio assistito in Italia. Nel nostro Paese, ricorda l’associazione Coscioni, proprio grazie alla disobbedienza civile di Cappato per l’aiuto fornito a Fabiano Antoniani (e quindi grazie alla sentenza 242 della Corte costituzionale che ha valore di legge) il suicidio assistito è possibile e legale quando la persona malata che ne fa richiesta è affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli e tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e queste condizioni siano state verificate dal SSN. Una nuova disobbedienza civile di Marco Cappato, dopo quella dello scorso agosto, con l’obiettivo di superare le attuali discriminazioni tra persone malate e consentire il pieno rispetto della volontà anche delle persone affette da patologie irreversibili, fonte di sofferenza, pienamente capaci ma non ancora tenute in vita da trattamenti di sostegno vitale. «Sono di nuovo in Svizzera per fare valere quello che dovrebbe essere un diritto fondamentale». Così Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, in una nota.