Primo incontro. Ricco di contenuti. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio riceve a via Arenula una delegazione del Consiglio nazionale forense, composta dalla presidente Maria Masi, dalla vicepresidente Patrizia Corona, dalla segretaria Rosa Capria e dal tesoriere Giuseppe Iacona. E si fa il punto su diversi argomenti, con alcune significative aperture del guardasigilli alle sollecitazioni degli avvocati. Due in particolare: la verifica sugli snodi delle riforme appena introdotte in ambito processuale, per valutare se vi siano aspetti che comprimono il diritto di difesa, e la disponibilità a un confronto su una presenza più “diffusa” della professione forense nella gestione della macchina giudiziaria, sia a via Arenula che nei tribunali.Si tratta di prime risposte di un certo rilievo, che non esauriscono certo l’intero spettro delle richieste rappresentate al guardasigilli dall’avvocatura istituzionale, ma che creano i presupposti per un confronto che dovrebbe continuare a essere «cordiale e costruttivo», per citare l’espressione usata dal Cnf nel proprio comunicato.

La verifica sul diritto di difesa nel nuovo processo

Una nota in cui si riassumono i diversi temi toccati nell’incontro di ieri mattina, e in particolare il fatto che la presidente del Cnf Masi ha «rappresentato al ministro della Giustizia» la necessità di «intervenire sulle riforme approvate e in itinere per correggere alcune evidenti criticità e per garantire l’effettività dell’esercizio di difesa». Preoccupazione che il vertice della massima istituzione forense ha riferito innanzitutto alla riforma del processo civile, e in particolare alla fase introduttiva del giudizio. L’apertura di Nordio sulla necessità che le novità appena approvate non comprimano i diritti di difesa, d’altra parte, non può che iscriversi nella più generale previsione di una verifica tecnica a cui le leggi delega di Cartabia prevedono di sottoporre i nuovi riti civile e penale.

Il coprotagonista del foro nella macchina giudiziaria 

Sempre nella nota del Cnf si segnala che «nel corso dell’incontro sono stati affrontati gli aspetti legati al rafforzamento del ruolo e delle funzioni degli avvocati nei Consigli giudiziari e a un loro maggiore coinvolgimento anche nell’organizzazione dei tribunali e negli uffici ministeriali, nell’ottica di un senso di comunità della giurisdizione e di un migliore equilibrio nel rapporto tra avvocatura e magistratura nell’amministrazione della giustizia». Si tratta di un argomento particolarmente caro al Cnf e all’avvocatura nel suo complesso. Riguardo al diritto di voto sulle carriere dei magistrati, che la riforma del Csm riconosce ai rappresentanti del Foro nei Consigli giudiziari, sarà decisivo il contenuto del decreto attuativo, che sarà l’attuale governo a emanare. È invece più affidata a scelte del ministro e dei capi dei singoli uffici giudiziari la maggiore presenza dell’avvocatura negli uffici di via Arenula e nelle “cabine di regia” che cominciano a fiorire nei tribunali italiani, soprattutto per monitorare il nuovo “Ufficio per il processo”. Anche su questo punto le aperture di Nordio sono incoraggianti. D’altronde, sollecitazioni analoghe a quelle espresse ieri direttamente al guardasigilli, la presidente Masi aveva rivolto una settimana fa anche a Francesco Paolo Sisto, quando il viceministro è intervenuto al plenum del Cnf, e al sottosegretario Andrea Ostellari, esponente della Lega: entrambi avevano riconosciuto la necessità di una maggiore presenza degli avvocati «soprattutto negli uffici in cui si preparano materialmente i testi normativi», per citare le parole di Ostellari.

Appello Cnf sul carcere, vera spina per il governo

Infine, si legge nel comunicato del Cnf, «la rappresentanza dell’avvocatura istituzionale ha manifestato al ministro l’impegno e la sensibilità degli avvocati sul tema della progettazione di un nuovo modello di esecuzione penale, rispettoso della Costituzione e dei diritti umani delle persone detenute». Nordio ha ascoltato e ha riconosciuto che si tratta di uno dei problemi più delicati da affrontare per il governo. Rispetto alle scelte che Nordio potrà compiere sul versante carceri, è presto per fare previsioni, considerato anche che, come riferito ieri dal Dubbio, due partiti di maggioranza, Fratelli d’Italia e Lega, si riservano di valutare modifiche alla riforma Cartabia proprio sul fronte dell’esecuzione penale. Un restyling che potrebbe essere proposto dopo che le aule di Camera e Senato avranno superato la congestione tipica della sessione di Bilancio. E certo, l’orientamento dei due partiti di maggioranza, e di FdI in particolare, non tende a un ampliamento della filosofia “extracarceraria” parzialmente accolta nella riforma Cartabia: casomai si ipotizzano correttivi in chiave meno “deflattiva”.

La convergenza dell'Anm sull'alert per il civile 

Se sul carcere dunque non sembra esserci un margine d’azione incoraggiante per la svolta auspicata da gran parte della comunità dei giuristi, diverso discorso è da farsi sui rischi che la riforma del processo, e del civile soprattutto, finisca per ingessare anziché fluidificare la “macchina”: ieri infatti, oltre al Cnf, il guardasigilli ha incontrato, separatamente, anche una rappresentanza dell’Associazione nazionale magistrati. Ed è significativo che nella nota diffusa, dopo il colloquio, dal “sindacato” dei giudici, si sia dato un certo peso ad «alcune criticità della nuova disciplina sull’udienza cartolare, prevista per il rito civile». Una parziale convergenza con le perplessità del Cnf che potrebbe favorire forse l’anticipazione di qualche correttivo alla riforma Cartabia.Riguardo al resto, l’Anm di Giuseppe Santalucia ha dato priorità agli «interventi ritenuti più urgenti per assicurare piena funzionalità al servizio giustizia, anche nell’ottica del perseguimento dei target del Pnrr». Il riferimento è all’impatto problematico che anche l’altra riforma, quella penale, rischia di avere sugli uffici giudiziari, scenario che ha spinto il governo a congelare l’entrata in vigore del testo Cartabia fino al prossimo 30 dicembre. E, riferisce la stessa Associazione magistrati, «il guardasigilli, consapevole delle esigenze degli uffici giudiziari sottese alle istanze dell’Anm, ha fatto presente che è allo studio in tempi rapidi un intervento su alcuni nodi organizzativi e per colmare le lacune della disciplina transitoria del decreto legislativo 150/2022», il decreto attuativo della riforma penale, appunto. Si tratta dell’emendamento che via Arenula presenterà nelle prossime ore, in Senato, al decreto legge 162, con cui si è appunto rinviata l’entrata in vigore della riforma Cartabia. L’Anm, si legge ancora nella nota dei magistrati, «ha espresso, inoltre, le sue preoccupazioni per le gravi scoperture degli organici del personale amministrativo, segnalando gli uffici in maggior difficoltà e prospettando l’esigenza di un intervento strutturale di revisione delle piante organiche, ivi comprese quelle del personale di magistratura, mediante il quale soltanto si potrà ottimizzare l’impiego delle risorse umane disponibili».Anche da parte del sindacato dei giudici si parla di incontro che si è svolto «in un clima cordiale e costruttivo». Si aggiunge che il ministro «si è dichiarato disponibile ad approfondire, in prossime occasioni di confronto, alcuni dei temi affrontati». Di certo, come su alcune delle questioni proposte dal Cnf, anche sul nodo degli organici Nordio ha davanti un quadro molto difficile, che non potrà certo essere ricomposto con un colpo di bacchetta magica.