Il rinvio dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia è stato il tema centrale del convegno organizzato dalla Camera Penale di Cosenza nella sala della Biblioteca del Palazzo di Giustizia bruzio, al quale ha partecipato, tra gli altri, il professore Giorgio Spangher, docente emerito di diritto processuale penale all’Università “La Sapienza” di Roma. Spangher ha spiegato le ragioni della mancata applicazione della legge che riforma il procedimento (e il processo) penale, voluta dall’ex Guardasigilli del Governo Draghi, trovandosi d’accordo con il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Né la magistratura né l’avvocatura erano preparati a tali cambiamenti. «Direi che è stato opportuno rinviare la riforma Cartabia, perché questa legge, entrata in vigore un po’ all’improvviso, non permetteva in quella fase né all’avvocatura né alla magistratura di conoscere i meccanismi processuali. C’erano e ci sono problemi organizzativi e anche incertezza sulle norme da applicare» ha dichiarato il professore Spangher. «Il rinvio, secondo me, era necessario ed è necessario, anche perché è opportuno completare il regime transitorio, visto che non è ancora chiaro quali norme si applicheranno oppure no, e in quali termini, dal 1 gennaio 2023». «Naturalmente il timore da parte di qualcuno è che il rinvio possa portare all’introduzione di nuove norme e in quel caso bisogna vedere di che tipo, ma qualcosa va rivisto sicuramente. Non uno stravolgimento, ma qualche correttivo per rendere le norme più garantiste ed efficienti». Il caso Lamezia Terme Il professore Spangher ha dato il suo giudizio anche sul provvedimento emesso nei giorni scorsi dal gup del tribunale di Lamezia Terme, a seguito di una questione affrontata in udienza preliminare da tre avvocati del foro di Cosenza. «Quello che è avvenuto a Lamezia Terme, oltre ad essere indicativo di ciò che dicevo prima, è anche giusto, perché nel periodo di vacatio legis non si possono applicare le norme che avranno effetto successivo, non posso applicare prima una norma che avrà efficacia dopo, quindi secondo me l’iniziativa del giudice di Lamezia Terme è stata corretta, ha sbagliato invece per alcuni versi il giudice di Siena che ha sollevato una questione di legittimità costituzionale e quell’imputato che poteva aver diritto dal 1 gennaio 2003 di ottenere un proscioglimento dovrà aspettare la decisione della Corte Costituzionale. Naturalmente lì c’è un problema di natura politica per cui si è voluto polemizzare da parte del magistrato con il provvedimento d’urgenza cioè con il decreto-legge assunto dal governo». L’emergenza carceri È un periodo molto difficile per chi vive in carcere. Oltre 70 suicidi dall’inizio dell’anno, motivo per il quale il Dubbio ha inteso avviare una campagna di sensibilizzazione che sta riscuotendo enorme successo nell’opinione pubblica. Ecco il pensiero del professore Spangher: «Questo è un discorso molto serio, noi purtroppo abbiamo delle strutture penitenziarie fatiscenti e naturalmente un affollamento penitenziario. In tal senso, non è bastata la legge svuota carceri perché le carceri sono ugualmente piene e il discorso dei cosiddetti “liberi sospesi” non è un problema che può risolvere le questioni. Abbiamo bisogno - ha affermato Spangher - di personale all’interno delle carceri anche per l’aiuto psicologico, perché dobbiamo garantire ai detenuti anche i contatti con la famiglia e le possibilità delle comunicazioni. In Italia purtroppo abbiamo un problema, quello della criminalità organizzata, che è una specie di cancro che coinvolge il processo e carceri e sulla base di questo dato è chiaro che le misure restrittive del carcere sono particolarmente stringenti. Il sospetto da parte degli agenti di polizia penitenziaria è che ci siano queste collusioni e questo determina una restrizione dei diritti nei confronti di tutti i detenuti delle carceri», ha concluso Spangher.