Un secolo di vita e settantacinque anni di iscrizione all’albo degli avvocati di Catania. L’avvocato Girolamo Arcifa si appresta a tagliare un record assoluto. Per questo motivo sarà festeggiato domani, giorno del suo centesimo compleanno, con una cerimonia ufficiale dall’Ordine di appartenenza. L’avvocato Arcifa è l’esempio vivente dell’amore per la toga, indossata sempre con onore e orgoglio. Tutti i giorni si reca nel suo studio di via Del Popolo ad Acireale, dove spicca la pergamena della laurea, con l’intestazione di Umberto di Savoia, conseguita con il massimo dei voti nella “Regia Università di Catania” il 19 novembre 1945.

Altri tempi, un’altra Italia. Il racconto dell’avvocato Arcifa parte proprio dal 1945. «Subito dopo la laurea – dice al Dubbio - iniziai a fare pratica presso lo studio del professor Vito Reina, libero docente di Diritto processuale penale presso l’Università di Catania. Erano tempi difficili e di ristrettezze. Viaggiavo giornalmente con il treno da Acireale a Catania. E ancora più difficile è stato frequentare l’Università, durante la guerra, che in Sicilia si era conclusa nel 1943, e subito dopo gli eventi bellici».

La guerra e poi la ricostruzione. «Mentre mi accingevo a sostenere l’esame di Diritto Ecclesiastico – dice l’avvocato Arcifa -, iniziò un bombardamento aereo anglo- americano su Catania che ci costrinse tutti a riparare in un rifugio antiaereo. Erano tempi duri per tutti, quando iniziai a fare la pratica professionale, nel momento in cui l’Italia provava a rinascere. In quel periodo fui anche assistente, in Università, del professor Paolo Biscaretti di Ruffia, docente di diritto costituzionale. L’iscrizione all’albo dei Procuratori legali avvenne nell’agosto del 1947. Non frequento più le aule del Tribunale da qualche anno, ma quotidianamente sono ancora in studio e mi tengo aggiornato sulle vicende giudiziarie e sulle riforme normative».

Quella di fare il penalista è stata per Arcifa una sorta di vocazione. In tutti questi anni di attività sono tanti gli aneddoti che riaffiorano, così come mettere a confronto la professione di settant’anni fa e quella di oggi. «Ho visto e vissuto - ricorda Arcifa - davvero tanto, dalle esperienze professionali insieme a giganti della professione, come Carnelutti e De Marsico negli anni Cinquanta dello scorso secolo, alla “rivoluzione” del Codice Vassalli, alla tragedia che ha colpito il Foro catanese con la tragica morte dell’avvocato Serafino Famà. Tante le battaglie in Tribunale, in difesa di povera gente come di “colletti bianchi”, ma in tutti i casi trattati ho provato a mettere sempre lo stesso impegno. Nel tempo ovviamente la professione è cambiata.

Le ampollose arringhe di allora non hanno più senso, i tempi del processo sono radicalmente diversi. Quando iniziai la professione, gli avvocati che a Catania si occupavano di penale erano una ventina. Questo consentiva rapporti personali più sinceri e diretti, anche con la magistratura. Ho vissuto la maggior parte della mia vita professionale sotto la vigenza del Codice di procedura “Rocco”, che, nel bene o nel male e dopo gli ultimi aggiustamenti garantisti, aveva una sua logica di funzionamento. Il nuovo codice di procedura Vassalli, nel 1989, dopo oltre quarant’anni anni di professione, mi ha costretto a modificare un modo di pensare al processo. Mi sono adattato, anche se per me quella rimane una riforma incompiuta».

Girolamo Arcifa rivolge un pensiero ai giovani colleghi. «Nei tanti anni di professione - aggiunge - sono stato vicino ai giovani praticanti e ai giovani avvocati nel dare consigli e incoraggiamenti. La ricetta per essere un buon avvocato è sempre quella: correttezza, rigore, studio. E saper rinunciare a certe scorciatoie. Non deve mai mancare il rispetto nei confronti dei magistrati, come la comprensione dei rispettivi ruoli. Da questo punto di vista, da settantacinque anni per me non è cambiato il modo di vivere la professione. I consigli sono gli stessi di allora. Spero di essere stato un buon esempio per chi mi ha conosciuto. Di esempi c’è molto bisogno».

Il presidente del Coa di Catania, Rosario Pizzino, è emozionato quanto Girolamo Arcifa, suo figlio Stefano, anch’egli avvocato, e i suoi familiari. «Mi limito a ricordare – afferma - le qualità professionali di un maestro del diritto e della professione di avvocato penalista, che, nei lunghi anni di attività, ha saputo conquistarsi la stima e l’apprezzamento dell’intera comunità giudiziaria catanese. Il Coa lo riceverà domani con tutti gli onori, nella Sala delle Adunanze del Palazzo di Giustizia, per festeggiare insieme a tanti colleghi, magistrati e al personale amministrativo i cento anni di età ed i settantacinque di toga. Personalmente, mi sento onorato di essere accanto a lui per trascorrere questa importante e significativa ricorrenza».