Ci giungono da diversi Tribunali segnalazioni di procedimenti sospesi e differiti al nuovo anno a causa del rinvio dell’entrata in vigore della riforma del processo penale di “mediazione Cartabia”. Oltre al dettagliato caso di Lamezia Terme, dove un gup ha rimandato al 17 gennaio in modo da poter decidere alla luce della nuova regola di giudizio, e a quello di Brescia a carico dei magistrati De Pasquale e Spadaro, accusati di «rifiuto d'atti d'ufficio», che hanno chiesto ed ottenuto il rinvio pure a gennaio dell’udienza filtro che vaglierà solo allora la «ragionevole probabilità di condanna», non sono pochi gli avvocati che ci hanno raccontato di altri rinvii. L’avvocato Massimo Frisetti ci ha scritto che «proprio questa mattina, qui a Latina, il Giudice monocratico ha rinviato a giugno per notificare il verbale di udienza alle persone offese in un procedimento per violenza privata, con l’avvertimento che, qualora non avessero proposto la querela entro tre mesi dal ricevimento, il procedimento si sarebbe concluso con una sentenza di non luogo a procedere». Questo perché la riforma Cartabia ha previsto un mutamento nel regime di procedibilità, tra gli altri, anche dei delitti di violenza privata che diverranno perseguibili solo a querela del soggetto offeso. Un altro caso ci viene segnalato dall’avvocato Vincenzo De Angelis: il 2 novembre, a tre giorni dal decreto legge del governo che ha rinviato la Cartabia, ha chiesto ed ottenuto da un giudice di Monza il rinvio a marzo di un'udienza preliminare, adducendo le stesse motivazioni prodotte dai suoi colleghi il 15 novembre a Lamezia Terme. «Domani farò la stessa richiesta sempre in una udienza preliminare ma al Tribunale di Milano», ci dice De Angelis. Un altro rinvio c’è stato a Lecce. La Corte di Appello, come riportato due giorni fa dal Quotidiano di Puglia, nella prima udienza a carico di un maresciallo dei carabinieri, ha rinviato tutto al 13 febbraio. L’uomo è stato condannato in primo grado a dieci mesi di reclusione con pena sospesa e non menzione, a seguito di una contestazione di falso e di omissione in atti di ufficio. «Con la riforma Cartabia – ha rilevato l’avvocato Paolo Spalluto – per quella tipologia di reato si può chiedere la messa alla prova o il proscioglimento per particolare tenuità del fatto. Tali richieste non sono sostenibili facendo riferimento alle norme attuali». Dunque si attende per il principio del favor rei. Ci spostiamo al Tribunale di Salerno dove l’avvocato Gaetano Manzi ha chiesto e ottenuto un rinvio, dal 14 novembre al 2 ottobre 2023, con sospensione dei termini di prescrizione. L’avvocato Giuseppe Campanelli invece ci ha partecipato quanto riferito a lui da diversi colleghi nell'ambito di sondaggi effettuati dall'Osservatorio informatizzazione del processo penale dell’Unione Camere penali: «Tra Roma, Piacenza, Brescia, Modena e Velletri, in assenza di linee guida esplicite, l’orientamento non è coerente. Vi sono stati processi rinviati a seguito del decreto legge del governo del 31 ottobre soprattutto per la modifica della disciplina del regime di procedibilità di alcuni reati contro la persona e contro il patrimonio, prevista dalla riforma Cartabia. Infatti la linea prevalente è quella di rinviare in presenza di reati che verrebbero estinti per intervenuta remissione della querela. Altri sono stati rinviati tout court “per prudente cautela”, senza una vera motivazione processuale, ma con stratagemmi del tipo “ora tarda”, “carico di ruolo”, “necessità di dare precedenza ai testi presenti”». Abbiamo raccolto anche la testimonianza di un magistrato, Andrea Natale, giudice del Tribunale di Torino, esponente di Md: «In più casi – non tantissimi, ma qualcuno sì – i difensori hanno chiesto rinvii del procedimento che, in altri contesti, non avrebbero richiesto. Mi è capitato di recente in alcuni giudizi direttissimi. L’interesse a formulare simili richieste di rinvio è intuitivo. La riforma penale incide su diversi aspetti di diritto – per così dire – “sanzionatorio”, in senso favorevole all’imputato». Il giudice ci spiega che «si tratta di istituti di favore che intendono promuovere una visione del sistema penale non esclusivamente sanzionatoria, ma in qualche significativa misura riparatoria e risocializzante (conservando pur sempre anche aspetti punitivi o, comunque, afflittivi). Nei casi in cui mi è stato richiesto – ha proseguito - ho accordato i rinvii sollecitati dai difensori». Del resto, alcuni istituti su citati «troverebbero applicazione retroattiva, in forza del principio di retroattività della legge penale più favorevole. E, quindi, l’applicazione di tali istituti verrebbe comunque riconosciuta all’imputato in successivi gradi di giudizio». Per altri istituti, «come la modifica del regime di procedibilità, la riforma prevede delle disposizioni transitorie che, comunque, consentirebbero agli imputati di giovarsi delle modifiche più favorevoli da essa previste». Dunque, per Natale, «accordare oggi un rinvio di una quarantina di giorni, mi sembra possa rispondere alle esigenze di più immediata applicazione dei contenuti – punitivi, ma anche riparatori e risocializzanti – della riforma e, al tempo stesso, avere anche un effetto di deflazione processuale (essendo ipotizzabile una contrazione – per questa via – del numero delle impugnazioni)».