Il Pd, stretto nella morsa tra Terzo polo e M5s, è costretto ad accelerare. Incombono le elezioni regionali in Lombardia e Lazio e il rischio di ripetere lo schema, perdente, delle ultime politiche è altissimo. Anzi, stavolta, si rischia di perdere anche l’apporto di Bonelli e Fratoianni tentati, come non mai, dalle sirene progressiste di Giuseppe Conte.

Cresce numericamente, quindi, la componente dei dem, che vorrebbe l’anticipazione della data del congresso per evitare il pericoloso vuoto di leadership che, al momento, espone il partito, ancora più di prima, agli attacchi di quelli che dovevano essere gli alleati dell’ex campo largo.

La mossa della Schlein in diretta Instagram

E se Stefano Bonaccini, da tempo candidato alla segreteria in pectore mai ufficializzato, si è già espresso in questa direzione, a muovere un passo deciso è stata la sua vice Elly Schlein. In diretta Instagram Schlein ha fatto la sua mossa, assicurando che non starà «a guardare». L’astro nascente dem non ha annunciato la sua candidatura al prossimo congresso, ma la ferma intenzione di fornire il proprio contributo al dibattito. «A me interessa aderire a questo percorso costituente per portare un contributo di proposte e visioni. Non da sola, ma con chi, dentro e fuori dal Pd, ha condiviso queste riflessioni. Non ho mai creduto che le traiettorie individuali potessero cambiare le cose, servono processi collettivi». Schlein ha ammonito sulle divisioni interne in vista delle Regionali, ma ha indicato su salario minimo, lotta alle diseguaglianza e attenzione ai cambiamenti climatici le priorità della futura azione politica del Pd, spostando decisamente verso sinistra il suo asse.

La sinistra dem potrebbe adottare Elly Schlein come sua candidata alla segreteria

Rimane da capire, però, se la sinistra dem dei vari Orlando, Bettini, Zingaretti e Provenzano la adotterà come candidata. Le idee in quest’area sono molto confuse tanto che, almeno fino a qualche giorno fa, si vagliavano le ipotesi degli stessi Orlando e Provenzano come anti Bonaccini. Così come rimangono incerte le posizioni di Enrico Letta e Dario Franceschini, che vorrebbero intestarsi la componente centrista dem, ma stanno oscillando pericolosamente tra Dario Nardella e la stessa Schlein.

Una situazione molto caotica, insomma, che dovrà definirsi nelle prossime settimane quando saranno completate anche le verifiche sui territori per capire realmente le possibilità di vittoria concrete. Un esercizio sul quale sarebbe impegnato particolarmente Stefano Bonaccini che ha dubbi soprattutto al Sud e anche nelle regioni governate dai dem, con Emiliano e De Luca che non hanno espresso grande entusiasmo all’ipotesi della sua candidatura.

Ancora incerte alleanze e scelte per le regionali in Lombardia e nel Lazio

Tra le tante questioni dirimenti in chiave congressuale la politica delle alleanze che ha determinato la sconfitta alle politiche e sta adesso condizionando le scelte in Lazio e Lombardia.

Dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti nel Lazio, la scelta dei vertici dem è caduta sull’assessore alla Sanità Alessio D’Amato che, per ironia della sorte o per malizia terzpolista, era stato indicato proprio da Calenda e Renzi come possibile candidato. L’accelerazione dem su D’Amato si è resa inevitabile nel momento in cui si è capito che non c’è alcuna possibilità di ricucire con il Movimento di Conte che correrà da solo. Rimangono, adesso, da definire le modalità con cui arrivare alla scelta di D’Amato senza che sembri un ripiego sulle scelte di Azione e Italia Viva, ma la possibilità di fare le primarie sembra un azzardo, anche perché apparirebbero prive di un reale significato politico.

Letizia Moratti sta dividento il Partito democratico

Molto difficile, invece, che la proposta del Terzo Polo in Lombardia, legata al nome di Letizia Moratti possa avere lo stesso successo. Il no alla candidatura dell’ex componente della giunta regionale di centrodestra guidata da Fontana è stato categorico. Addirittura Rosy Bindi è arrivata a minacciare di strappare la tessera del partito in caso di candidatura di Moratti. Quest’ultima, però, non molla e continua a lanciare i suoi appelli per ottenere almeno un incontro con i vertici del Pd. Dopo i rifiuti di Pisapia e Cottarelli, però, per il Pd pare quasi inevitabile dover ricorrere alle primarie per cercare di individuare un candidato credibile e alternativo a Moratti.

Chi proverà ad avvantaggiarsi di questa situazione, così come sta facendo fin dall’avvio della campagna elettorale delle ultime politiche, è Giuseppe Conte che spera di accreditare in maniera stabile il Movimento come punto di riferimento dell’area progressista, svuotando il bacino di voti dem.

Da una nuova posizione di forza tornerà poi a parlare di alleanze una volta che saranno definiti il sostituto di Letta e il nuovo gruppo dirigente al termine del percorso congressuale del Pd.